«Io in politica? Mai». Arriva su Netflix la docuserie su «Il giovane Berlusconi» – Il video
Il trailer si apre con una chicca fra le più rare della storia della televisione: un fuori onda di Silvio Berlusconi sulla sua tv, che allora era ancora Fininvest. Inizia dagli anni Ottanta il lancio de «Il giovane Berlusconi», docuserie televisiva che andrà in onda su Netflix a partire dal prossimo 11 aprile. Quattro episodi, i primi tre da 52 minuti e quello finale più lungo da 90 minuti, prodotti da B&B film insieme a Netflix, Gebrueder Beetz Filmproduktion, ZDF Arte e con il contributo del Ministero della Cultura, di Lazio Cinema International ed Europa Creativa Media. Il regista, Simone Manetti, è un montatore-documentarista che ha alle spalle molti docu-film di successo, fra cui «Marta, il delitto alla Sapienza» sull’uccisione di Marta Russo.
Il raro fuori onda con Silvio che si sistema i capelli
Il fuori onda con cui inizia lo spot è pescato negli anni Ottanta poco prima di una intervista di Mike Bongiorno al suo editore, Berlusconi che all’epoca era ancora solo il «Signor Tv». Mike si preoccupa di luci e microfoni, avvertendo i tecnici: «Senti, Mario: il grande protagonista è Lui…». Lui, Berlusconi, chiama un assistente di sala preoccupato dalle riprese da dietro (nuca e orecchie un po’ grandi sono sempre state il suo complesso): «Adesso mi metto lì… e se mi può schiacciare un po’ i capelli qua». Poi si va in onda, e il contenuto di quella intervista è a suo modo un’altra chicca. Mancano infatti pochi anni alla discesa in campo del Cavaliere.
Il siparietto con Mike Bongiorno e il pubblico che non lo vuole in politica
Inizia Mike: «Tu ti occupi di tante cose, di televisione, di cinema, grande distribuzione, editoria, costruzioni, calcio… ecco sono tante cose…». Lo interrompe Berlusconi sorridendo «Troppe». Mike prosegue: «Ecco io non so come fai nella giornata ad occuparti di tutte queste cose. Ma non ti è mai venuto in mente di entrare in politica per caso, eh.. eh?». Dal pubblico in sala un urlo: «Nooo!». Mike sorpreso: «Come no?… Chi ha gridato?… Però tu un pensierino ce lo fai? Chissà che in avvenire, prima del duemila…». Berlusconi coglie gli umori della sala e sorridendo nega: «No, no. Io sono un uomo del fare, quindi lasciami fare bene il mestiere che so fare che è quello dell’imprenditore». Pubblico in piedi a battere le mani e a fare la ola.
Le bugie del venditore di pubblicità
Una bugia clamorosa, dunque. E la serie ricostruisce quegli anni di Berlusconi anche sentendo chi non ne tesseva le lodi. Fra le testimonianze anche quella del giornalista Gigi Moncalvo, che racconta: «Ha sempre voluto essere il Re Mida. La vanità di Berlusconi è immensa». Moncalvo in quegli anni segue Berlusconi ogni giorno in un suo tour con i grandi investitori pubblicitari per scrivere un libro che ne racconta le gesta. Assiste all’incantatore di serpenti, al corteggiatore di imprenditrici avanti negli anni, alle parole del grande bugiardo che usa ogni mezzo per vendere la sua pubblicità. Ne uscirà un libro- «Berlusconi in concert»- che lo mette a nudo. Era concordato, ma al momento della pubblicazione non più: Berlusconi scende davvero in politica, e quelle sue astuzie e bugie per vendere la pubblicità sono imbarazzanti per chi è entrato in un altro mercato, dove le bugie non fanno punti Paradiso. Il giorno di uscita con un piccolo editore quel testo in poche ore sparirà da tutte le librerie: ogni copia è stata acquistata da Fininvest per ritirarla dal mercato.
Da Freccero a Galliani e Dell’Utri il racconto di chi era in quelle tv
Nella serie altre immagini inedite dei primi anni del Cavaliere, e la testimonianza di uomini a lui vicini come Adriano Galliani e Marcello dell’Utri, che racconta la nascita di Forza Italia: «Mi disse dobbiamo fare anche noi un partito. Lo fanno tutti, facciamolo pure noi». Raccontano il signor Tv anche esperti come Carlo Freccero – che diresse una delle sue reti, e Giovanni Minoli. Ma anche futuri avversari politici come quell’Achille Occhetto che fu la prima vittima della discesa in campo di Berlusconi: «Noi non eravamo preparati. Quelle televisioni cambiavano la percezione della realtà culturale e politica del paese». C’è spazio per la non lunghissima avventura del Cavaliere in Francia, dove lanciò La Cinq grazie all’aiuto del presidente francese François Mitterrand (a cui si rivolse Bettino Craxi), ma con l’opposizione esplicita di gran parte della politica e della cultura francese, a iniziare da Jacques Chirac che lo chiamava «il bottegaio italiano».
La disavventura francese de La Cinq
La docuserie riprende le immagini del novembre 1985 quando Berlusconi in Francia annuncia la sua conquista ovviamente a modo suo: «Non sarà una televisione Coca-Cola e nemmeno una televisione spaghetti. Sarà una televisione beaujolais, e il sabato champagne», disse ridendo alla stampa francese. Non la mandò giù l’ex ministro della Cultura Jack Lang, che minacciò le sue dimissioni dal governo per il caso La Cinq. E proprio Lang appare fra i testimoni della serie e racconta secco: «Vedevo in Berlusconi un avversario della cultura, l’assassino del cinema italiano». Le polemiche e i cambi politici in Francia alla fine ebbero la meglio e il Cavaliere riportò una delle sue rare sconfitte imprenditoriali: la concessione televisiva in Francia che aveva durata di 18 anni fu interrotta al sesto anno e la vita de La Cinq finì lì.
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