Il padre di Ilaria Salis contro Nordio: «La sua linea un buco nell’acqua». E scrive a Mattarella: «Mi appello a lui per smuovere il governo»
Roberto Salis ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una lettera «molto asciutta», precisa il padre di Ilaria, la 39enne milanese detenuta in Ungheria da oltre 13 mesi con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. Nell’udienza di ieri, giovedì 28 marzo, il tribunale di Budapest ha negato i domiciliari alla donna, respingendo la richiesta avanzata dai legali della famiglia italiana. Il caso di Ilaria Salis ha suscitato indignazione soprattutto dopo la diffusione delle immagini che ritraggono la 39enne trascinata in tribunale con le catene ai polsi e alle caviglie. Una scena che si è ripetuta anche nell’udienza di ieri. Mattarella, ha detto oggi Roberto Salis all’Ansa, «è il garante della Costituzione e l’articolo 3 si applica a tutti i cittadini italiani: può intervenire sul governo Orbán e deve smuovere il governo italiano perché evidentemente non ha fatto quello che doveva fare».
La critica al governo
Non è la prima volta che il padre di Ilaria accusa il governo Meloni di non aver fatto abbastanza per riportare sua figlia in Italia. «Quando qualcuno che ricopre una carica importante ti dice di fare A, B e C e tu fai in questo modo e poi tutto questo si rivela un buco nell’acqua, una telefonata per mostrare vicinanza mi sarebbe sembrato il minimo. Ma non è arrivata», ha aggiunto Roberto Salis nella telefonata all’Ansa.
Il ricorso
Mentre maggioranza di governo e opposizioni dibattono sul caso Salis, gli avvocati della 39enne hanno precisato che bisognerà aspettare almeno la prossima settimana prima di poter presentare ricorso contro il respingimento dei domiciliari. «Ci vorrà qualche giorno dopo le feste di Pasqua. Subito dopo, e sicuramente entro i termini fissati, noi presenteremo il ricorso contro questa ordinanza alla Corte d’appello che ha già emesso una sentenza a nostro favore, riguardo la traduzione di tutti gli atti del processo in italiano», ha commentato l’avvocato Gyorgy Magyar. Il ricorso, insomma, sarà presentato. Anche se Roberto Salis sembra avere aspettative piuttosto basse: «È una strada su cui non mi faccio grandi illusioni. Cercare di far ragionare in termini di stato di diritto l’Ungheria mi pare tempo perso, ma facciamo tutto quello che si può fare», aggiunge il padre di Ilaria. Se il processo di appello dovesse concludersi con un nulla di fatto per la famiglia Salis, l’ultima opzione resta il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. «Per andare alla Cedu bisogna aspettare una serie di passaggi tecnici – precisa Roberto Salis – ma bisogna continuare a lavorare, se possibile anche con maggiore determinazione rispetto a prima».
Foto di copertina: ANSA/Ettore Ferrari | Roberto Salis durante un incontro all’Università Roma Tre
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