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Francesco Schiavone pentito: il bivio di Sandokan e i segreti che il capo dei Casalesi non rivelerà mai

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Dal calcestruzzo al traffico dei rifiuti, dalla droga agli affari: c'è un impero economico nascosto da scoprire. Ma il tesoro rimarrà nascosto

Francesco Schiavone è stato un re spietato e calcolatore. E oggi che decide di “collaborare” con la giustizia italiana ammette così di non essere più un capo. Né del clan dei Casalesi, che ha governato per anni prima con Mario Iovine e poi in solitaria. Né della sua possibile riorganizzazione, visto che con questa mossa lui stesso taglia le gambe a chi potrebbe riprovarci. Ma, spiega oggi Roberto Saviano sul Corriere della Sera, Sandokan era davanti a un bivio. Quello in cui doveva scegliere tra conservare la sua leadership attraverso il silenzio, come gli irriducibili Francesco Bidognetti e Michele Zagaria. Oppure perderla parlando ma con la possibilità di poter uscire dal carcere dopo 26 anni di detenzione. Oggi potrebbe svelare gli autori di alcuni omicidi ancora irrisolti. E la natura dell’improvvisa ricchezza di alcuni imprenditori.

Il tesoro dei Clan

Ma non svelerà dove si trovano i tesori dei clan, né le coperture politiche che hanno consentito di accumularlo. Perché le mafie continuano ad essere oggi l’economia vincente dell’Italia. Anche se tutti sembrano essersene dimenticati. La scelta di Schiavone è fresca: risale ad appena un mese fa. Il trasferimento dal carcere di Parma a quello de L’Aquila rappresenta il momento in cui lo Stato ha dato l’ok alla possibilità di collaborare. Per questo nel frattempo circolava la voce che si fosse ammalato di tumore. Dopo alcuni esami con esito negativo, gli investigatori l’hanno lasciata circolare per coprire la collaborazione. Il primo ad ascoltarlo è stato il capo della Direzione Nazionale Antimafia Giovanni Melillo. Oggi può aprire la cassa di un immenso tesoro, dice l’ex magistrato Franco Roberti. E sulla morte del fondatore del suo clan Antonio Bardellino.

La famiglia

Francesco Schiavone ha avuto dalla moglie Giuseppina Nappa sette figli. Cinque maschi e due femmine. Nicola e Walter Schiavone sono collaboratori di giustizia rispettivamente dal 2018 e dal 2021. Anche la moglie, quando i figli hanno cominciato a parlare, è andata via da Casal di Principe e oggi vive in una località protetta insieme alle due figlie Angelica e Chiara, entrambe concepite durante la latitanza di Sandokan. Gli altri figli Carmine, Ivanhoe ed Emanuele Libero però non si sono pentiti. E quando la Dia è andata a proporre loro la protezione dello Stato per il pentimento del padre hanno detto “no, grazie”. Carmine è al 41 bis come il padre. Emanuele Libero uscirà ad agosto per fine pena. Durante la collaborazione nessuno dei due pentiti ha rivelato elementi decisivi sul clan. Perché dovrebbe farlo il padre?

Il verbale illustrativo

«Se un giorno scriverò un libro vedremo la verità di tutto quello che è stato», diceva Sandokan durante un colloquio con un familiare. Ora avrà sei mesi di tempo per completare il verbale illustrativo con tutte le sue dichiarazioni. Il saggista Isaia Sales su Repubblica oggi spiega che dal calcestruzzo al traffico dei rifiuti tossici, dal riciclaggio nell’edilizia al traffico internazionale di stupefacenti fino alla terra dei fuochi, Sandokan ha tanto da svelare. I suoi affari andavano dalle produzioni agricole all’edilizia post-terremoto del 1980, dalla costruzione di infrastrutture di collegamento (a partire dall’alta velocità Napoli-Roma), ai rifiuti, trasformando le campagne tra Caserta e Napoli nella zona a più altra concentrazione di rifiuti tossici d’Italia, smaltiti a basso prezzo per molte industrie del Centro-Nord.

I consorzi, il cemento

Il clan dei Casalesi, aggiunge Sales, diede addirittura vita a due consorzi per la produzione di cemento che, in regime di monopolio, rifornivano tutte le ditte del settore. E alcuni dei suoi referenti divennero i distributori monopolisti dei prodotti Cirio e Parmalat. Tutto questo lo ha fatto sfruttando la disorganizzazione e le connivenze dello Stato e i collegamenti con tante imprese legali che oggi sono ancora coperte. Quel mondo nasconde una storia ancora tutta da scoprire. È questo il vero segreto. Probabilmente quello che Sandokan non rivelerà mai.

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