Ucraina, escalation russa contro le infrastrutture energetiche. L’ex generale Petraeus: «Se Putin userà le armi nucleari, gli Usa saranno pronti»
Le ultime dell’escalation militare in Ucraina sono le strutture energetiche. Tra gli obiettivi di Mosca in questa fase della guerra c’è la demolizione delle centrali elettriche per paralizzare la vita e bloccare le attività delle industrie militari, come spiega Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera. Logorare sempre più Kiev, che pure era è riuscita a stabilizzare le posizione dopo aver perso Avdiivka, e che però si ritrova con una linea del fronte in Donbass più indietro di una ventina di chilometri. Terreno strappato dalle forze russe a carissimo prezzo, circa 20mila soldati uccisi: «Putin non dispone ancora di soldati a sufficienza per continuare l’avanzata, potrà forse provarci con una controffensiva nell’estate, se avrà mobilitato nuove reclute. Ma intanto la superiorità di uomini, droni, missili, artiglieria, aerei e tank permette al suo esercito di logorare il nostro», spiegano gli ufficiali della Terza brigata ucraina. Zelensky ha spiegato che i suoi si sono adattati ad avere a disposizione meno munizioni di quante sarebbero necessarie per difendersi dall’offensiva russa, ma si aspetta dagli Stati Uniti la consegna dei missili Atacms «per colpire gli aeroporti in Crimea, da dove i russi sparano i missili contro le nostre centrali, le scuole, le case, il gas». E le industrie militari, impegnate nel massimo sforzo per produrre droni e munizioni per difendersi dal nemico.
Petraeus: «Impossibile un negoziato dietro le quinte»
Al Corriere della Sera ha parlato anche David Petraeus, ex generale degli Stati Uniti che guidò le forze alleate in Iraq e Afghanistan ed ex direttore della Cia. Il militare ha sottolineato come la strategia del Cremlino sia sempre la stessa: «L’offensiva di terra russa continua in diverse località lungo il fronte, nonostante perdite molto significative per piccoli progressi graduali. Sembra che la Russia ancora una volta si stia scagliando con tutto quello che ha contro l’Ucraina, anche se la difesa di Kiev le ha inflitto danni pesantissimi nonostante debba razionare l’artiglieria in attesa dell’approvazione di aiuti più consistenti dagli Stati Uniti e dei cambiamenti previsti alla sua legge sulla leva». E se tra le opzioni di Putin c’è anche il nucleare, l’ex generale ricorda che la Casa Bianca ha già detto di aver esaminato l’eventualità e predisposto un piano di reazione. Ma è una opzione da scongiurare: «Sono stati sfatti sforzi per avvertire la Russia sulle possibili conseguenze dell’uso di armi nucleari e questi avvertimenti sono stati fatti arrivare anche da altri», India e Cina in testa. Quanto a un negoziato «dietro le quinte», ossia senza l’Ucraina, secondo Petraeus non c’è alcuna possibilità che ve ne sia uno: Kiev e Mosca per ora non si parlano.
Caccia in volo dalla Polonia
Il fronte est dell’Europa si sta riscaldando ogni giorno di più. Tra provocazioni e incidenti, la Nato ha iniziato a irrobustire il fianco orientale, per far capire a Mosca che è pronta a qualsiasi evenienza e non permetterà ulteriori allargamenti del conflitto. A questo proposito, dopo la violazione dei cieli della Polonia pochi giorni fa da parte di un missile russo, Varsavia ha fatto nuovamente alzare in volo i suoi caccia a protezione dello spazio aereo durante un esteso bombardamento da parte dell’aviazione russa contro l’Ucraina. «Sono state avviate tutte le procedure necessarie per garantire la sicurezza dello spazio aereo polacco e il Centro per le operazioni aeree monitora costantemente la situazione», hanno comunicato le forze armate polacche. Pochi giorni fa il ministro degli Esteri polacco ha annunciato che l’esecutivo sta valutando la possibilità di abbattere i missili che volano verso il territorio Nato.
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