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C’è la Russia dietro la sindrome de L’Avana?

01 Aprile 2024 - 09:40 Alba Romano
sindrome avana russia
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L'inchiesta di The Insider, 60 minutes (Cbs) e Der Spiegel

Un’indagine di The Insider, 60 minutes (Cbs) e Der Spiegel ipotizza che ci sia la Russia dietro la sindrome dell’Avana. Il disturbo sofferto per la prima volta nel 2016 dal personale dell’ambasciata statunitense porta a vertigini, mal di testa, deficit dell’udito e perdite di memoria. Secondo l’indagine gli incidenti sanitari anomali potrebbero essere stati causati dall’uso di armi ad energia diretta. Come quelle usate dai membri dell’unità russa GRU 29155. «Alcuni membri della famigerata squadra di sabotaggio dell’intelligence militare del Cremlino sono stati collocati sulla scena di sospetti attacchi contro personale governativo statunitense all’estero e loro familiari», sostiene The Insider.

Armi acustiche non letali

Tra gli elementi di prova c’è il fatto che alcuni membri dell’unità abbiano ricevuto premi e promozioni proprio per lo sviluppo di armi acustiche non letali. Si tratta di un termine usato nella letteratura scientifico-militare russa per descrivere sia il suono che la radiofrequenza, basati su dispositivi ad energia diretta. Questi e altri agenti assegnati all’Unità 29155, che viaggiano sotto copertura, sarebbero poi stati geolocalizzati in luoghi in tutto il mondo appena prima o al momento della segnalazione di incidenti sanitari anomali. Greg Edgreen, tenente colonnello in pensione, ha condotto indagini sulla sindrome. «Purtroppo non posso entrare nei dettagli. Ma posso dirvi che fin dall’inizio ho iniziato a concentrarmi su Mosca», ha detto ai media.

Il report Usa

Nel 2023 un rapporto della sicurezza nazionale Usa riteneva molto improbabile l’ingerenza straniera dietro le lesioni cerebrali. Tra le vittime personale della Casa Bianca, ufficiali della Cia e agenti dell’Fbi: Edgreen ha spiegato che gli agenti presi di mira erano quelli con le migliori prestazioni. «E c’era costantemente un nesso con la Russia», ha detto.

Foto copertina da: Wired

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