Disinformazione pro-Russia? Ora Voice of Europe replica alle accuse: «È un complotto dei globalisti, non ci lasceremo intimidire»
Dopo giorni di silenzio, torna ad alzarsi la «voce dell’Europa» sospettata di essere in realtà quella della Russia. La testata Voice of Europe ha diramato infatti oggi lunedì 1° aprile la sua dura replica alle accuse che l’hanno travolta negli scorsi giorni. Quella di aver agito per l’appunto non certo come testata indipendente e «fuori dal coro», ma al servizio dell’agenda di Mosca: diffondendo fake news e disinformazione con l’obiettivo di minare l’unità dell’Ue – nel sostegno all’Ucraina o su altri dossier politici chiave. Non solo, Voice of Europe avrebbe anche versato emolumenti a diversi eurodeputati, sotto forma di interviste dietro compenso. Questo per lo meno secondo l’inchiesta aperta in Repubblica Ceca, dove l’azienda che gestisce la testata è registrata, e il relativo sito chiuso. Che oggi nega tutto e ribalta la frittata: «Noi di Voice of Europe non ci lasceremo intimidire dalla violenza dei globalisti e non ci piegheremo a questa caccia alle streghe che ricorda i giorni più bui del maccartismo», scrive su X la testata, aggiungendo che quelle mossegli da parte «dei media globalisti negli ultimi giorni sono speculazioni selvagge e accuse assurde rivolte al nostro sito, tra cui la fantasia che siamo ‘finanziati e diretti da Mosca’ e che abbiamo ‘pagato i parlamentari europei per diffondere narrazioni pro-russe’».
Difesa a spada tratta
Che faceva allora realmente Voice of Europe? Giornalismo d’avanguardia, si sostiene: «La nostra testata giornalistica è orgogliosa di fornire una piattaforma che consente a qualsiasi politico o pensatore europeo di esprimere liberamente i propri punti di vista e le proprie opinioni. I nostri giornalisti, redattori e dirigenti sono persone rispettose della legge e non hanno visto alcuna dichiarazione da parte delle autorità ceche che spieghi la loro strana decisione di metterci a tacere a tutti gli effetti». Le responsabilità se mai starebbero dunque nel campo di chi ha teso la rete dentro cui è finita la «voce d’Europa». A cominciare dai servizi di sicurezza cechi, che hanno agito in stretta cooperazione con quelli belgi. «Il fatto che gli artefici di questo imbroglio non abbiano fornito alcuna prova concreta a sostegno delle loro affermazioni ci fa pensare che volessero semplicemente mettere a tacere una piattaforma di notizie critica nei confronti dei loro punti di vista e della loro agenda globalista, e per di più aperta a opinioni e prospettive alternative. Con le sue azioni autoritarie, l’amministrazione Fiala ci ha privato del diritto a un processo equo e ha creato un pericoloso precedente nelle relazioni tra governo e media all’interno dell’Unione Europea». Infine, il proposito per il futuro: «Noi reagiremo. E andremo avanti. Ci vorrà un po’ di tempo per ripristinare il corretto funzionamento del nostro sito, ma i nostri account sui social network sono di nuovo attivi. E cause legali contro il governo ceco sono in arrivo».
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