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La Lega sui rapporti con la Russia, la difesa prima della sfiducia a Salvini: «Il nostro accordo con Putin non ha più valore dopo la guerra»

02 Aprile 2024 - 15:25 Felice Florio
Le opposizioni accusano il vicepremier di «non aver mai interrotto il rapporto con Russia unita», il partito del presidente russo. Il Carroccio, prima del dibattito in Aula, torna a prendere le distanze da quel vecchio accordo

Slittata per motivi di calendario, la mozione di sfiducia cofirmata dai partiti di opposizione – eccetto Italia Viva – sarà discussa questa settimana alla Camera dei deputati. Partito democratico, Movimento 5 stelle, Azione e Alleanza verdi sinistra chiedono la rimozione di Matteo Salvini dagli incarichi di governo poiché «non può rappresentare degnamente la Repubblica e dimostra di non esercitare le proprie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». Il casus belli è l’accordo siglato tra Lega e il partito di Vladimir Putin, il 6 marzo 2017 a Mosca, e «rinnovato automaticamente il 6 marzo 2022, successivamente all’invasione dell’Ucraina». Ma il Carroccio, attraverso una nota diffusa alla vigilia del dibattito in Aula, anticipa la difesa del suo segretario: «La guerra ha totalmente cambiato i giudizi e i rapporti politici con la Russia, che prima dell’invasione era un importante interlocutore di tutti i governi italiani».

A dimostrazione della propria tesi, lo staff di Salvini ricorda «i 28 accordi multimiliardari siglati a Trieste nel novembre 2013 dall’esecutivo di Enrico Letta alla presenza di Putin, la missione dell’allora Premier Matteo Renzi a San Pietroburgo nel giugno 2016 per “intese da oltre un miliardo”, gli accordi di Sochi siglati dall’allora Premier Paolo Gentiloni e Putin nel maggio 2017, la missione in Russia del giugno 2017 dell’allora ministro Carlo Calenda per confermare contratti da almeno 4 miliardi». La Lega, nella sua ricostruzione, sceglie anche di punzecchiare non meglio definiti «gruppi editoriali italiani – che – hanno siglato accordi con la Russia per distribuire in Italia alcuni allegati».

In conclusione, il comunicato torna a soffermarsi sulla partnership con Russia unita, ancora in vigore fino a prova contraria: «Come già ribadito, i propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina. Di più. Anche negli anni precedenti non c’erano state iniziative comuni. La linea della Lega è confermata dai voti in Parlamento: dispiace che l’Aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall’opposizione». Ad ogni modo, non ci sono segnali che i gruppi dell’opposizione – i primi firmatari del testo sono Richetti, Braga, Silvestri, Zanella – intendano ritirare la mozione di sfiducia. Il cui testo – che segue integralmente – ripercorre alcune fasi salienti della collaborazione tra il Carroccio e il partito putiniano.

La mozione di sfiducia di Matteo Salvini

L’11 marzo 2015, l’allora eurodeputato Matteo Salvini affermava che «la Russia è sicuramente molto più democratica dell’Unione Europea di oggi, una finta democrazia. Io farei a cambio, porterei Putin nella metà dei Paesi europei, mal governati da presunti Premier eletti che non sono eletti da nessuno, ma telecomandati da qualcun altro».
Il 25 novembre 2015, dopo aver preso parte alla seduta plenaria del Parlamento europeo durante la quale interveniva il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul fenomeno dell’immigrazione e sulla necessità di avere un’Europa unita, Matteo Salvini pubblicava un post sui propri canali social in cui scriveva «cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin», allegando una sua fotografia in cui posava, all’interno dell’aula di Strasburgo, indossando una maglietta con sopra stampato il volto di Vladimir Putin, recando peraltro un grave danno di immagine e di credibilità alla Presidenza della Repubblica.
Il 6 marzo 2017 Matteo Salvini firmava, in qualità di segretario federale del partito politico «Lega Nord» – carica poi confermata il 31 gennaio 2020 con riferimento al partito politico «Lega per Salvini Premier» – un accordo con Sergei Zheleznyak, vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali del partito politico russo «Russia unita», afferente al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, il quale era già stato a capo del partito fino al 2012.
Tale accordo, sottoscritto a Mosca in data 6 marzo 2017, in base al punto 8) aveva una durata pari a cinque anni e si è automaticamente rinnovato il 6 marzo 2022, successivamente, quindi, all’invasione russa dell’Ucraina.
Negli anni, l’esistenza dell’accordo è stata citata e riportata più volte anche in sedi pubbliche e interviste rilasciate dallo stesso Ministro Salvini, il quale non ha ad oggi ancora mai smentito né i contenuti dell’accordo né ha prodotto il documento che notifichi alla controparte russa l’intenzione di cessazione dello stesso.
Tra le altre cose, al punto 4) dell’accordo si prevede che il Ministro Salvini e la controparte russa promuovano la creazione di relazioni tra i deputati dei due partiti politici, organizzando anche «lo scambio di esperienze in attività legislative».
Successivamente alla sottoscrizione dell’accordo, il Ministro Salvini affermava pubblicamente che si trattasse di «un accordo programmatico di collaborazione tra Lega e Russia Unita, che è il movimento del Presidente Putin» aggiungendo che «Putin sia uno dei migliori uomini di Governo al mondo perché lo credo e perché lo dicono i fatti» e che se «avessimo un Putin anche in Italia staremmo sicuramente meglio, e questo lo dico perché ne sono convinto».
L’anno successivo, nell’estate del 2018, il Ministro Salvini affermava pubblicamente come «abbiamo solo che da imparare (…) da Putin in termini di difesa della propria gente e del proprio popolo» e che «l’annessione della Crimea alla Russia è (…) legittima».
A distanza di un anno da tale dichiarazione, il 2 agosto 2019, dal palco della festa della Lega svoltasi a Cervia, il Ministro Salvini elogiava ancora una volta l’operato di Putin, ritenendo che «Putin sia un grande uomo di stato e di governo».
Nonostante le recenti dichiarazioni dei componenti del partito del Ministro Salvini, tendenti a specificare come, nella realtà, l’accordo di collaborazione con il partito «Russia Unita» non sia mai stato concretamente implementato, a quanto risulta – come detto – il Ministro Salvini non ha mai agito formalmente al fine di interrompere il rapporto di collaborazione con l’entità politica del Presidente Vladimir Putin.
Nella sostanza, ad oltre due anni dall’inizio dell’illegale invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, il Governo della Repubblica Italiana è rappresentato da un Ministro e Vicepresidente del Consiglio dei ministri che non rinnega né i rapporti di collaborazione con il partito di Vladimir Putin né le sue dichiarazioni di elogio a Putin stesso.
Alla luce di queste considerazioni, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, il Ministro Salvini non può rappresentare degnamente la Repubblica Italiana ma, anzi, dimostra di non esercitare appieno le proprie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione.

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