Zucchero e la Russia: «Non suonerei mai per Putin e nemmeno per Netanyahu o Trump»
Dopo il debutto del suo World Wide Tour alla Royal Albert Hall di Londra Zucchero arriverà in Europa. A giugno cinque concerti in Italia, da Udine a San Siro. E un totale di 150 date per ogni giro. Adelmo Fornaciari dice che anche lui, come Vasco Rossi, vuole morire sul palco: «Qualche anno fa ci sono andato vicino a Zurigo. I concerti mi fanno sentire vivo, è adrenalina, giri il mondo… Mi piace anche fare dischi, ma è come andare in ritiro francescano, quindi nel futuro il live sarà la parte più importante della mia carriera. Dipende da come regge il fisico». Ma al Corriere fa sapere che non annuncerà il ritiro: «Quando deciderò di smettere non mi si vedrà più da un giorno all’altro. Non me la sento di annunciare un tour che dura anni, magari cinque come quello di Elton John».
La Russia
Zucchero non farà date in Russia: «Andavo volentieri. A partire dal mio concerto del 1990 al Cremlino, ho sempre trovato un pubblico attento, che ama l’arte. Adesso ovviamente non ci vado in tour e non ci andrei nemmeno su invito. Si apre un discorso enorme, ma non andrei nemmeno se mi invitassero Netanyahu o Trump». Poi ricorda una volta in cui era vicino al suicidio: «Nel 1991 la finestra della mia camera in hotel era aperta e volevo buttarmi giù. Vado sempre lì, ma ora le finestre possono stare chiuse. L’intenzione era quella… chiamai un amico che venne in camera e mi portò fuori a fare un giro. Nonostante questo non ho cambiato albergo: allora era dark, vittoriano, scuro; oggi le pareti sono solari, celesti e ocra». Poi deride le intenzioni del governo di limitare i testi dei trapper: «Ma pensano di poter indirizzare qualcosa? E comunque le parole dei politici sono spesso più violente dei testi delle canzoni».
Politically correct
Più in generale, spiega Zucchero, «anche nel rock prevale il politically correct e nessuno prende posizione. Un erede? Mi identifico in Salmo, sa arrivare ai ragazzi ma si espone». Mentre su Sanremo ha molte perplessità: «Quest’anno è stata la prima volta che l’ho seguito solo a spizzichi: mi ha veramente straccato i maroni… Troppi influencer e troppo show televisivo. In gara a fare cosa? Siamo l’unico Paese al mondo dove c’è una gara sulla musica, come se fossimo cavalli da soma o da corsa. Trovo allucinante l’idea che ci sia chi vince e chi perde, ma al popolo piace e allora si fa: siamo rimasti ai tempi dei romani e del Colosseo…».