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Firenze, la figlia di Verdini patteggia un anno di pena per tentata truffa ai danni di una badante

03 Aprile 2024 - 23:40 Redazione
Diletta Verdini avrebbe fatto credere di essere un'avvocata e di aver vinto una causa per conto della donna, che lavorava in Italia da 17 anni

Tentata truffa e falsità materiale commessa dal privato: queste le accuse a carico di Diletta Verdini, figlia dell’ex senatore Denis, che oggi – 3 aprile – ha patteggiato un anno di reclusione davanti al gip del tribunale del lavoro di Firenze, Agnese Di Girolamo. Un processo nato da una vicenda scoperta da Le Iene, e ricostruita dal Corriere fiorentino, che risale al 2016. In quell’anno, una badante di nome Mariana, in Italia da 17 anni, decide di prendere provvedimenti contro le figlie di una signora, che non avrebbero pagato per il suo lavoro di assistenza all’anziana. Decide di chiedere dunque assistenza a Diletta Verdini, che avrebbe millantato di essere un’avvocata. E non sarebbe stata l’unica bugia rifilata a Mariana. Verdini avrebbe infatti informato costantemente la donna sull’evolversi di una causa di lavoro in realtà mai avviata.

La vicenda

Dopo due anni, nell’ottobre del 2022, l’avrebbe poi messa al corrente del presunto esito della vicenda giudiziaria, falsificando una sentenza del tribunale del lavoro di Firenze per convincere la cliente di aver vinto. Addirittura comunicandole che le erano stati riconosciuti 4.300 euro, allegando persino la sentenza: carta intestata del tribunale di Firenze, sezione lavoro, numero di procedimento e firma del giudice. Lieto fine? Nemmeno lontanamente. Perché quei soldi Mariana non sarebbe mai riuscita a vederli. Ogni volta che ha provato a reclamarli, Verdini avrebbe temporeggiato.

Il ritardo

Dopo qualche insistenza, sarebbe arrivata la spiegazione del ritardo, attribuito a non meglio specificati problemi con i bonifici da parte del ministero della Giustizia. Circostanza provata anche tramite una mail, che recitava: «Gentilissima dottoressa in riferimento alla vostra richiesta comunichiamo che dai nostri riscontri il bonifico risulta essere stato inviato venerdì 10 febbraio. La visibilità dello stesso dovrebbe avvenire in una settimana lavorativa, 17 febbraio e martedì 21. Il bonifico è stato effettuato sulle coordinate bancarie della signora Mariana».

La verità

A questo punto, la signora in questione ne ha abbastanza e decide di rivolgersi all’avvocato Mattia Alfano. Il quale si insospettisce subito per la situazione, e dopo qualche approfondimento ha modo di veder confermati i suoi dubbi: la firma sul documento appartiene a una giudice realmente esistente, ma del tutto estranea alla sentenza. Inoltre, il numero di iscrizione al registro generale corrisponde a tutt’altra causa con altri soggetti. Incongruenze che hanno dato il via al processo penale culminato nella sentenza di oggi.

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