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Gaza, l’ultimatum di Biden a Netanyahu: «Cessate il fuoco subito, se non saranno protetti i civili la posizione Usa cambierà»

04 Aprile 2024 - 21:15 Simone Disegni
Telefonata incandescente tra i due leader. Il presidente Usa assicura sostegno di fronte alle minacce dell'Iran ma chiede una svolta «immediata» a Israele

Joe Biden ha perso la pazienza con Israele. La strage degli operatori umanitari dell’ong World Central Kitchen è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E i termini (non) diplomatici del resoconto della telefonata avuta questo pomeriggio dal presidente americano col premier israeliano Benjamin Netanyahu restituiscono chiaramente il cambio di tono dell’amministrazione Usa. Nella conversazione Biden ha sottolineato che «un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizzare e migliorare la situazione umanitaria e proteggere i civili innocenti, e ha esortato il primo ministro a dare potere ai suoi negoziatori per concludere senza indugio un accordo per riportare a casa gli ostaggi», ha fatto sapere la Casa Bianca. Se non un ultimatum, poco ci manca. Quindi Biden avrebbe di fatto evocato anche la possibilità di un cambiamento d’approccio nella politica americana verso lo storico alleato. È necessario che Israele «annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari», ha detto il leader Usa a Netanyahu, aggiungendo che «la politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza sarà determinata dalla nostra valutazione dell’azione immediata di Israele su questi passi». L’ombra di un passo indietro di fatto nel sostegno assicurato dall’America allo Stato ebraico stabilmente da decenni, e senza indugio dopo il 7 ottobre – anche se non è chiaro in quali termini: Biden si spingerebbe se non a una sospensione ad a una riduzione degli aiuti militari a Israele, come gli chiede l’ala progressista del suo partito?

Gelo diplomatico

La Casa Bianca lascia la domanda (volutamente) senza risposta. Almeno per ora. Ma pone l’accento su quel che Israele deve fare urgentemente, per evitare di incorrere in «sanzioni» potenzialmente pericolosissime nel rapporto con il suo protettore internazionale. «Vogliamo vedere cambiamenti reali nel giro di ore, giorni, come un enorme aumento degli aiuti umanitari e la riduzione della violenza su civili e cooperanti», ha ribadito in un briefing con la stampa il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby. Calcando se possibile ancor di più la mano con il governo israeliano: «Vogliamo non solo annunci ma esecuzione e implementazione delle misure a tutela dei civili e degli operatori umanitari». Nella giornata che ha segnato un innalzamento dell’allerta ai massimi livelli nel Paese per il timore di possibili rappresaglie dell’Iran dopo il raid di lunedì su Damasco, se non altro, Biden ha però ribadito a Netanyahu che gli Stati Uniti «sostengono fortemente Israele di fronte a tali minacce». Per il resto tra i due leader al telefono s’è confermato e s’è possibile rafforzato un clima di gelo ormai pressoché totale. Da parte americana c’è «crescente frustrazione» nei confronti del premier, ha ammesso candidamente coi giornalisti Kirby. E fonti israeliane hanno confermato sull’altro fronte che la conversazione tra Biden e Netanyahu è stata se possibile perfino «più difficile del previsto».

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