Francesca De André e le botte dell’ex fidanzato Giorgio Tambellini: «Il suo era un amore malato»
Giorgio Tambellini, l’ex fidanzato di Francesca De André, nipote di Fabrizio e figlia di Cristiano, è stato condannato a tre anni e tre mesi di carcere per le botte che le dava. Maltrattamenti e lesioni aggravate sono i due reati riconosciuti dai giudici. In un’intervista a Repubblica lei dice oggi di aver «visto che la giustizia esiste. D’altro canto nessun risarcimento può essere congruo rispetto alle sofferenze e al malessere vissuto. Io non confido più negli esseri umani e nella loro morale. Certe persone non cambiano, ma quantomeno le donne possono incutere un po’ di timore visto che giustizia può essere fatta. Sì, bisogna sempre denunciare».
Un amore malato
Francesca spiega di aver «conosciuto il dolore di un amore malato. Ogni oggetto a portata di mano, delle sue mani, era utile per colpirmi». Nell’aprile 2022 a Lucca i carabinieri le hanno salvato la vita: «Lui stava per uccidermi. Ero a terra, il sangue usciva da ogni parte del mio corpo. Urlavo “basta, basta, fermati”. Ricordo una serie di calci in testa uno dopo l’altro, poi il vuoto». In ospedale ha avuto 21 giorni di prognosi per le tumefazioni al volto e alle braccia. Tambellini ebbe il divieto di avvicinamento. Poi la condanna: «Sono comunque soddisfatta. Da donna ferita, mi sarei aspettata forse qualcosa in più, una pena anche un po’ più severa. Tuttavia la cosa importante è che siano state accertate le responsabilità per tutti quei reati di violenza che gli erano stati contestati. Dopo il verdetto c’è stata pure una beffa».
La beffa
Perché Tambellini «forse non capendo la gravità della situazione, fuori dal tribunale lui ha iniziato a seguirmi con la bicicletta, urlandomi contro. Lui può non aver ancora compreso, ma la legge sì». E adesso ammette: «Non vedo ancora la fine definitiva di questa storia. Lui ha negato tutto durante il processo. E non confido nella coscienza delle persone. Se lui volesse proseguire nel provare a dire che è innocente, confido nel fatto che ora, dopo le indagini e il procedimento che ci sono stati, con varie persone ascoltate, racconti e prove, tutto possa essere abbastanza rapido».
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