Dopo 43 anni chiude la saga di «Holly & Benji»: storia di un manga diventato leggenda del calcio
Questo mese, come preannunciato già da tempo, si conclude ufficialmente la saga di Holly & Benji. Dopo 43 anni di vita Yoichi Takahashi, il creatore del manga, saluta i suoi fan su X festeggiando la pensione da «artista di manga». Una semi-pensione in realtà, così come la definisce lui stesso, dato che i suoi ragazzi vivranno ancora in versione storyboard sul sito Captain Tsubasa WORLD appena inaugurato. 43 anni durante i quali la sua creazione, a ogni latitudine del pianeta, ha coccolato i sogni di gloria calcistica di un’intera generazione, soprattutto in Italia. A partire dal luglio del 1986, in quella che era Fininvest e poi diventò Mediaset, con il titolo di Holly & Benji, traduzione dell’originale Capitan Tsubasa. La rete fondata da Berlusconi ebbe notevole influenza sulla diffusione del prodotto in Europa. Sulla scia del successo italiano infatti le avventure di Oliver Hutton (così tradotto dalle nostre parti) sbarcarono anni dopo anche in Spagna (Campeones – Oliver y Benji) e in Francia (Olive et Tom, al posto di Benji) dalle filiali estere della Fininvest. A questo proposito, fun fuct: in Spagna e Francia la sigla di Holly & Benji è la stessa che in Italia invece anticipa le puntate di Lupin III. Il successo italiano, specie in un momento in cui il nostro Paese era la capitale assoluta ed indiscussa del calcio globale, fu immediato. Holly & Benji diventò presto un cult, la rappresentazione anime dell’agonismo e della poesia del calcio visti dai bambini attraverso storie di bambini, i veri protagonisti all’inizio della narrazione. Oliver, Benjamin, Tom, Mark, Julian, Bruce, sono tutti volti che hanno accompagnato l’infanzia di un’intera generazione. C’è chi pensa addirittura che, grazie alla loro storia, il Giappone si sia appassionato al calcio e abbia deciso di evolvere il più possibile la reputazione della propria nazionale.
La storia
La storia parte quando Holly (Tsubasa Ozora), un ragazzino giapponese con una passione e un talento smisurati per il calcio che sogna di vincere il mondiale con la nazionale del suo Paese e giocare in Brasile, si trasferisce insieme alla sua famiglia nella città di Nankatsu. Lì si iscrive alla scuola pubblica per l’ultimo anno delle elementari e si aggrega subito alla squadra della scuola, impegnata in una sfida con i rivali cittadini, la squadra di Benji. Holly & Benji dunque, titolo che fu incautamente assegnato al cartone animato in versione italiana: la storia infatti ruota esclusivamente attorno a Oliver Hutton, Benji addirittura scompare per consistenti tranche di episodi. Ma in realtà l’errore richiama casualmente l’idea originale di Takahashi, che aveva pensato, ispirandosi al suo amato baseball, proprio a una storia che raccontasse l’epica sfida tra un attaccante e un portiere. Intorno alla figura di Holly orbiterà una giostra di personaggi comuni un po’ a tutti i bambini nati negli anni ’80, dal maldestro Bruce, che grazie a Holly si trasformerà in un roccioso difensore, all’amico Tom Becker, con cui Holly farà coppia, sul campo, e va specificato dato che negli anni si sono sprecati i gossip attorno al loro rapporto. Un po’ come quelli tra la madre di Holly e Roberto Sedinho, il centravanti della nazionale brasiliana in crisi che il padre del protagonista salva dal baratro dell’alcolismo e decide di ospitare a tempo indeterminato per allenare il figlioletto, mentre lui vaga per il mondo a bordo delle navi mercantili, lasciandolo quindi regolarmente da solo con la signora Hutton, mentre il giovane Oliver vaga per le strade con quel pallone «migliore amico». E poi Mark Lenders, l’antagonista per eccellenza; Julian Ross, talento smisurato ostracizzato da problemi cardiaci; e i fratelli Derrick, quelli che scivolavano leggiadri sull’immenso campo verde che faceva da scenografia alle loro micidiali “catapulte infernali”.
La leggenda del campo
A questo proposito, il campo verde di Holly & Benji è diventato negli anni una sorta di immobile icona di lunghezza, protagonista di proverbiali meme, metafora precisa di un luogo in cui tempo e spazio risultano essere indefinibili. Per chi non avesse mai visto Holly & Benji: i ragazzi, com’è noto, impiegano spesso diverse puntate per attraversarlo, correndo su una sorta di tapis roulant verde per un tempo assolutamente indeterminabile. In realtà sul sito Madd Maths Marco Menale e Alberto Saracco ci hanno provato anni fa, arrivando alla conclusione che i campi di Holly & Benji sono lunghi approssimativamente 19 Km, pari a più di 183 campi da calcio regolamentari. Per questo i protagonisti durante un’azione avevano il tempo di riflettere sulla propria vita, il proprio futuro e i propri affetti. Inutile dire che altro non si trattò, al momento di trasformare il manga in anime, di uno stratagemma drammaturgico per giustificare una lunga inquadratura su un singolo personaggio, anche per questo il campo viene rappresentato perennemente in salita, come se in Giappone i bambini giocassero sempre in collina. Sono cinque le serie di Holly & Benji, la prima, Capitan Tsubasa è attualmente disponibile in Italia su Amazon Prime Video, seguono poi World Youth, Road to 2002, dove compare anche Alessandro Delpi, personaggio chiaramente ispirato ad Alessandro Del Piero (tra l’altro grande fan del cartone animato) che farà da chioccia a Mark Lenders, appena sbarcato alla Juventus. E poi Golden 23 e Rising Sun, l’ultima, che racconta le Olimpiadi messicane della squadra di calcio del Giappone, di un Oliver ormai prossimo a diventare padre e un’infuocata finale contro il Brasile di Rivaul.
Agonismo si, ma dalle tinte buoniste, colori sgargianti, caratteri ben definiti, l’emozione di una vera partita di calcio diluita con una drammaturgia appassionante, con tanto di spalti stracolmi di spettatori, partite delle elementari giocate dinanzi ad un pubblico degno della Champions League, con annessa diretta televisiva e radiocronaca, tra l’altro in Italia affidata all’eterna voce di Sergio Matteucci, doppiatore e autentico radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto. Holly & Benji insomma ha rappresentato l’immaginario ideale per ogni bambino appassionato di calcio, una storia giapponese che noi italiani, prima e forse più degli altri, abbiamo totalmente assorbito e fatta nostra.