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Ponte sullo Stretto, così per gli espropri lo Stato paga (anche) condannati per ‘ndrangheta e parenti di boss

ponte sullo stretto di messina quanto è lungo
ponte sullo stretto di messina quanto è lungo
I soldi arriveranno anche come indennità per l'occupazione del terreno. Tra loro un condannato a 18 anni in primo grado

Nella provincia di Vibo Valentia i condannati per mafia riceveranno i soldi degli espropri per il Ponte sullo Stretto di Messina. A Limbardi a incassare saranno i rappresentanti della cosca Mancuso ma anche i parenti dei boss. Nella zona infatti è in costruzione un deposito di materiale inerte identificato come Cra3. Sarà edificato in una zona rurale chiamata Petto. Lo dice il progetto definitivo pubblicato dalla Società Stretto di Messina spa. Il Fatto Quotidiano spiega che si tratta di una discarica dove verrà riversato materiale di scarto per un milione e mezzo di metri cubi. Mentre in un secondo luogo dovranno finire altri 335 mila metri cubi a carattere temporaneo. Ma per farlo lo Stato dovrà espropriare 70 mila metri quadrati di territorio.

Il clan Mancuso

E 60 mila di questi sono di proprietà del clan Mancuso. Si tratta di una frazione dei 3,7 milioni di metri quadrati di cui si prepara l’esproprio. Nei confronti di quasi 3 mila proprietari. Si tratta di «una superficie posta su un rilievo collinare, un tempo utilizzata come cava di inerti per la produzione di calcestruzzo e dei rilevati compresi nelle opere di costruzione del porto di Gioia Tauro», si legge nel progetto. Ovvero un sito che «giace in stato di degrado e abbandono». Del valore quasi di zero, visto che «l’intensa attività estrattiva nel corso degli anni ha modificato l’assetto originario e oggi l’area appare profondamente deturpata, con spaccature e fratture ben visibili, anche a molti chilometri di distanza». E questo perché i proprietari non hanno mai provveduto al ripristino degli scavi.

«Quel caratteristico paesaggio»

Lo Stato si è impegnato a restituire all’ambiente naturale e alla collettività «quel caratteristico paesaggio che è stato deturpato e abbandonato». Ma nel frattempo bisogna pagare i privati. Nell’elenco stilato dalla società guidata da Pietro Ciucci ci sono i soldi che arriveranno a Carmina Antonia Mancuso, figlia di Francesco, classe 1929 e nel frattempo defunto. Don Ciccio si candidò nel 1993 al comune di Limbadi ottenendo il record di preferenze. Il dettaglio è che ci riuscì mentre era latitante. Francesco Mancuso è uno degli 11 figli di Giuseppe. L’ultimo è Luigi, attualmente detenuto al 41 bis. Molti parenti del clan e non solo la figlia di Francesco riceveranno soldi dallo Stato per gli espropri. Che attende anche Francesco Naso. Il quale ha ricevuto una condanna a 18 anni di carcere in primo grado per associazione mafiosa.

Francesco Naso

Naso riforniva con la sua azienda di materiali edili al clan. Che in cambio gli garantiva vantaggi sul territorio. Lui è proprietario di 2.700 metri quadri adibiti a pascoli e uliveti. Che saranno espropriati prossimamente. Garantendogli un equo indennizzo. La figlia di Don Ciccio Carmela è proprietaria anche di altri 21 mila metri quadri nel comune di Nicotera. Per quelli riceverà un’indennità di occupazione temporanea. Ai sensi dell’articolo 49 del Testo Unico sugli espropri per fini di pubblica utilità. Riceverà un dodicesimo di quello che avrebbe avuto dall’esproprio vero e proprio dell’area. Nella migliore delle ipotesi, chiude il quotidiano, la società del Ponte pagherà fino al 2032.

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