Tito Boeri e Giorgia Meloni che «non vuole dire la verità» sui conti pubblici
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Tito Boeri, professore di economia all’Università Bocconi, dice che «se il governo decidesse di non dare indicazioni sul deficit programmatico del 2025 sarebbe un pessimo segnale alle imprese, alle famiglie e ai mercati». In un’intervista a La Stampa dice che «qualunque sia la ragione è una modalità molto pericolosa, non sono certo sia nemmeno conforme alle regole europee». Perché «dal punto di vista del principio è una violazione di una regola di trasparenza della politica economica, e dunque anche della democrazia. Ma c’è di molto peggio, ed è la conseguenza sulle aspettative di mercati, imprese, famiglie».
Il deficit programmatico
Secondo Boeri «se il governo non precisa il deficit programmatico, sta dicendo ad esempio che non sa se avrà i fondi per confermare la decontribuzione o il taglio dell’Irpef varato l’anno scorso. Se così fosse, le imprese sarebbero indotte a investire meno e le famiglie a spendere. In ultima analisi, potrebbe vanificare gli effetti positivi di queste misure». Ma c’è un problema: «Credo che Meloni stia subendo forti pressioni per aumentare la spesa. Sta prendendo tempo: se oggi dicesse la verità, sarebbe costretta a scontentare molti. Un paradosso mentre il Paese cerca di spendere i duecento miliardi del Recovery Plan». Sul Pnrr, spiega Boeri, non stiamo recuperando i ritardi. Anzi, c’è di più: «Quel poco che stiamo spendendo, non è dedicato alle voci su cui ci eravamo ripromessi di aumentare la spesa, come ad esempio gli investimenti nella sanità pubblica. Da questo punto di vista l’occasione del Pnrr è perduta: in quel settore non si sta spendendo un euro, e nel frattempo medici e infermieri scappano dai pronto soccorso, peggio, all’estero».
Le pensioni
Infine, Boeri pronostica che il governo non toccherà le pensioni anche se le spese previdenziali crescono più delle entrate: «Non mi pare si possa permettere un’ulteriore stretta alla previdenza, sarebbe socialmente insostenibile. L’ultimo e odioso taglio delle indicizzazioni delle pensioni, mentre saliva l’inflazione, ha già ridotto il potere d’acquisto di chi non ha alternative a quel reddito. Aggiungo: tagli che si sommano a quelli ancora più ingiusti imposti a molti percettori di reddito di cittadinanza, fra cui disabili».
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