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Condono edilizio: cosa si può sanare e cosa no. Salvini: «Non c’entra nulla con il Superbonus e le ville abusive»

07 Aprile 2024 - 12:30 Alba Romano
La sanatoria potrebbe interessare il 76% degli edifici esistenti. Ma c'è chi potrebbe utilizzarlo per la misura introdotta dai 5 stelle

«La legge salva casa non c’entra nulla con il Superbonus e non c’entra con le ville abusive». Queste le parole del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. A chi gli chiedeva un commento sulle parole del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che rispetto alla norma ha parlato di «marchetta elettorale», Salvini ha risposto che «la legge salva casa riguarda milioni di famiglie che per piccole difformità interne alle abitazioni, magari ereditate dai nonni o dai genitori, non sono pienamente proprietari del loro appartamento perché non lo possono vendere e rogitare». «Stiamo parlando – ha precisato Salvini – di venti centimetri per una finestra, di un anti bagno, di un soppalco, della cameretta del bimbo o di una veranda. E riguarda milioni, non di villoni, perché se qualcuno si è costruito la villa in una zona sismica o protetta va abbattuta, ma piccole irregolarità che stanno bloccando milioni di appartamenti in tutta Italia e quindi è un’opera di giustizia e di equità».

Cosa prevede il decreto in creazione

Salvini vuole chiudere il decreto sul condono edilizio prima delle elezioni europee. Secondo quanto riporta oggi Repubblica nel documento messo al punto dal Mit la sanatoria potrebbe interessare il 76% degli edifici esistenti che secondo un’indagine del Consiglio nazionale degli ingegneri presentano irregolarità. Si parla di muri interni ed esterni, porte, finestre, ma anche errori progettuali corretti durante i lavori che potrebbero rientrare nella pace edilizia voluta dal ministro. Tutto sarà sanabile in una percentuale che varia dal 2% all’8%, inversamente proporzionale alla grandezza dell’abitazione (quindi si potrà sanare il 2% delle irregolarità sopra i 500 metri quadri e l’8% entro i 100). Ci sono – spiega Repubblica – tre livelli di irregolarità previsti. La prima riguarda le difformità di natura formale, cioè quelle «legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile». Per esempio quello che è previsto nel progetto di costruzione e quello che risulta a fine lavori. Il secondo livello sono le difformità interne: tramezzi dove non c’erano, per esempio. E infine le modifiche da “doppia conforme”, ovvero quelle che richiedono la conformità alla disciplina edilizia sia al momento di realizzazione dell’intervento
che alla richiesta del titolo abitativo. Il Mit prevede di adottare prima un decreto per la regolarizzazione delle «lievi difformità edilizie». Poi una legge delega al governo andrà a rivedere il Testo unico per l’edilizia.

Il rischio di fare peggio: l’allarme sul Superbonus

Il quotidiano La Stampa parla di un rischio sul condono edilizio voluto da Matteo Salvini che potrebbe avere degli effetti sul maxi buco da 210 miliardi che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti
sta cercando di arginare. La piccola pace edilizia potrebbe salvare chi ha richiesto la misura, ovvero proprietari che hanno depositato la Cilas (la comunicazione di inizio lavori) come da legge e hanno pagato alla ditta almeno una fattura. Così potrebbero sbloccare il cantiere e ottenere lo sconto in fattura,
senza dover anticipare un euro di ristrutturazione. A Cernobbio, il sottosegretario leghista al ministero dell’Economia Federico Freni ha detto che «certamente il rapporto debito-Pil è influenzato da alcune dinamiche, tra cui quella dei bonus edilizi, ma dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo trovato e dobbiamo fare del nostro meglio come stiamo facendo per limitare questa influenza». Domani l’Agenzia
delle entrate dovrebbe inviare i conteggi definitivi di tutti i bonus edilizi. Un passo basilare per il Consiglio dei ministri chiamato ad approvare il Documento di economia e finanziaria il prossimo mercoledì.

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