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Herpes, virus sinciziale, mononucleosi: la promessa di 28 vaccini fa correre Moderna a Wall Street

L'azienda americana punta a conquistare un mercato da 52 miliardi di dollari all'anno

Dopo aver chiuso il 2023 con un rosso da 4,7 miliardi di dollari, Moderna si prepara a riconquistare la fiducia degli investitori puntando soprattutto su una soluzione: i vaccini a mRNA. L’azienda statunitense con sede a Cambridge (Massachusetts) è nata nel 2010 con un obiettivo ben preciso: reinventare il modo in cui vengono trattate le malattie sfruttando la medicina basata sull’RNA messaggero. Negli anni, questa tecnologia ha permesso a Moderna di emergere con una delle aziende più avanguardia del settore e negli anni della pandemia le vendite del vaccino Spikevax hanno fatto schizzare gli incassi della società. Nel 2022, proprio grazie al boom della domanda di vaccini anti-Covid, Moderna ha chiuso l’anno con 8,3 miliardi di utili. Un anno più tardi, i conti dell’azienda hanno tornato a colorarsi di rosso, con una perdita di quasi 5 miliardi di dollari. Eppure, a Wall Street il titolo dell’azienda guidata da Stephane Bancel continua a correre, spinta dalla fiducia degli investitori che sembrano apprezzare la strategia di Moderna di puntare al mercato dei vaccini.

Un mercato da 52 miliardi all’anno

Lo scorso 27 marzo, l’azienda del Massachusetts ha aggiornato gli investitori sul lavoro del suo reparto di Ricerca e Sviluppo. Al momento, ha spiegato il presidente Stephen Hoge, Moderna è al lavoro su 28 diversi vaccini: alcuni per la prevenzione delle malattie respiratorie, altri per i cosiddetti «virus latenti», come l’herpes o il Fuoco di Sant’Antonio. Complessivamente, l’azienda americana punta a conquistare un mercato da 52 miliardi di dollari all’anno, di cui 27 provenienti dai vaccini per le malattie respiratorie e 25 provenienti dai vaccini per virus latenti e virus enterici.

L’amministratore delegato di Moderna, Stephane Bancel, durante un’audizione al Senato americano nel 2023 (EPA/Jim Lo Scalzo)

Covid, influenza e non solo

Il mercato su cui più punta Moderna è quello dei vaccini contro i virus respiratori, che riguardano soprattutto i bambini sotto i 5 anni e gli anziani over-65. Un esempio è ovviamente il Covid-19, con l’azienda di Stephane Barcel che ha annunciato di essere al lavoro su una nuova generazione di vaccini che rappresentano «un salto in avanti significativo» per il settore. Pochi giorni fa, Moderna ha rivelato che il suo nuovo vaccino bivalente mRNA-1283 ha concluso con successo la fase di studio 3, con i risultati che mostrano una risposta immunitaria molto più forte dei vaccini precedenti, in particolare nelle persone anziane. Lo studio ha coinvolto oltre 11mila partecipanti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada. Un test simile è ancora in corso per verificare l’efficacia di un altro vaccino, l’mRNA-1083, che combina il vaccino contro il Covid-19 e quello contro l’influenza stagionale. Infine, restando in tema di malattie respiratorie, Moderna è al lavoro anche a un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale. I risultati diffusi dall’azienda lo scorso anno parlano di un’efficacia dell’83,7% contro la malattia e l’obiettivo ora è ottenere le approvazioni degli enti regolatori.

Il vaccino contro il Covid-19 sviluppato da Moderna (EPA/Bagus Indahono)

Gli altri vaccini su cui è al lavoro Moderna

Citomegalovirus

Tra gli altri vaccini su cui sta lavorando il reparto Ricerca e Sviluppo di Moderna ci sono quelli contro i cosiddetti «virus latenti», che restano all’interno dell’organismo per tutta la vita ma possono riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario. Un esempio è il Citomegalovirus, che negli Stati Uniti rappresenta la causa più comune delle infezioni che causano difetti congeniti di nascita. Negli adulti, il virus può colpire soprattutto gli individui immunodepressi, che si sono sottoposti a chemioterapia oppure che hanno appena ricevuto un trapianto d’organo. Il vaccino di Moderna contro il Citomegalovirus è attualmente alla fase 3 ed è pensato soprattutto in ottica di prevenzione. «Dal momento che il tasso di infezione aumenta con l’età, possiamo prevenire un numero maggiore di infezioni primarie se vacciniamo gli adolescenti», hanno spiegato i ricercatori dell’azienda nell’evento dello scorso 27 marzo.

Il virus Epstein-Barr

C’è poi il vaccino contro il virus Epstein-Barr (Ebv), responsabile del 90% dei casi di mononucleosi infettiva negli Stati Uniti. Le infezioni veicolate da questo virus sono estremamente comuni, al punto che si stima che il 90-95% della popolazione mondiale è venuto in contatto almeno una volta nella vita con l’Ebv. Moderna sta lavorando a due vaccini che potrebbero prevenire le patologie associate al virus Epstein-Barr, uno indicato soprattutto per la mononucleosi infettiva e l’altro per la sclerosi multipla.

Herpes genitale

Un altro «virus latente» su cui Moderna ha risposto la sua attenzione è l’Herpes simplex virus type 2, che colpisce circa il 13% degli adulti del mondo (tra i 15 e i 49 anni) ed è la prima causa di herpes genitale. Soltanto negli Stati Uniti, l’azienda ha calcolato 572mila nuove infezioni ogni anno. Un fenomeno soprattutto femminile, se si considera che le donne hanno una probabilità doppia di contrarre l’infezione rispetto agli uomini. In questo caso gli studi per il vaccino di Moderna – ancora alla fase 2 – si stanno concentrando sugli adulti tra i 18 e i 55 anni d’età.

Fuoco di Sant’Antonio

Tra i virus della famiglia degli Herpes c’è anche l’herpes zoster, più noto come Fuoco di Sant’Antonio. Si tratta di una dolorosa eruzione cutanea causata da una riattivazione del virus della varicella. Si calcola che circa il 10% delle persone nel mondo abbia una recidiva dell’infezione nella forma del fuoco di Sant’Antonio, soprattutto dopo i 50 anni di età. E sono proprio gli over-50 il target su cui Moderna sta testando il suo nuovo vaccino, che nei prossimi mesi potrebbe accedere alla fase di studio 3.

In copertina: Il quartier generale di Moderna a Cambridge, in Massachusetts (EPA/Cj Gunther)

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