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Dalla magia di Mace al punk dei La Sad. Le nostre recensioni delle uscite della settimana

07 Aprile 2024 - 08:58 Gabriele Fazio

Mace – Maya

Solo Mace poteva superare Mace. Non era facile, e lui invece tira fuori Maya. Il fatto che Maya sia un disco eccezionale stupirà solo chi non conosce il talento di Mace, producer dall’intellettualismo hippy, un esploratore del suono, un uomo – a prescindere dalla figura che ricopre nella catena produttiva discografica – che ha un’idea precisa della musica che desidera realizzare. Ed è un’idea che parte da una forte umanità, un’idea eterea, fumosa, immateriale, che però toccata da Mace diventa improvvisamente essenziale, terrena, tangibile, pop. Maya è un disco perfetto, una vera e propria goduria per le orecchie, si percepisce una totale libertà in fase di concepimento, in questa comune creata ad hoc nelle campagne toscane, per un isolamento creativo che lì per lì potrebbe apparire come un rigurgito freak, ma che poi tradotto in musica capisci quel mood dove è andato a finire. Mace prima crea qualcosa di umano e poi scarica questa umanità nel suo disco, la spreme dalle voci ottimamente scelte per le sue canzoni, che in quel mood, poi, diventano nostre, diventano del mondo: volano libere verso di noi abbracciandoci. La musica di Mace ti ricongiunge con la parte migliore di te e cura quella peggiore. Dà pace a quell’irritazione da sfregamento col mondo. Maya rappresenta la musica quando è musica. Inutile soffermarsi su un singolo pezzo, è un viaggio che vi consigliamo vivamente di percorrere tappa dopo tappa, magari con le cuffie, in un posto speciale, lontano dal tormento dell’andi e rivieni di questo mondo, giusto per farci pace, giusto per rendervelo più digeribile. Trovate un luogo per una pausa e arricchitela con questo splendido album.