Il testimone e la ragazza morta ad Aosta: «Ho visto lei e l’amico vestiti in abiti dark, come due vampiri»
Una ferita da arma da taglio alla gola e un pacchetto di marshmallow vicino al cadavere. Così è stata trovata la ragazza morta all’interno di una chiesetta diroccata sopra La Salle in Valle d’Aosta. A mille metri di quota in una cappella nel villaggio di Equilivaz, abbandonato da anni. Per il medico legale è probabile che il decesso sia dovuto a cause violente. La procura indaga per omicidio anche a causa di alcune tracce trovate intorno al corpo e che potrebbero tradire un trascinamento del cadavere. La vittima indossava leggins, scarpe e felpa beige. «Probabilmente straniera, forse vent’anni. Sembrava che dormisse», racconta chi l’ha ritrovata. Era sdraiata in fondo alla stanza in posizione fetale, con le braccia vicino alla testa e la felpa insanguinata all’altezza della spalla.
Un delitto d’impeto
Si parla di un delitto d’impeto. Magari scaturito da una lite poi degenerata. Su una pietra di quelle che si trovano nei tetti delle case di Aosta e che in gergo è definita «losa» sono state trovate altre tracce di sangue. La giovane non aveva tatuaggi ma un piercing all’ombelico. Un segno che potrà essere utile alla sua identificazione. Il procuratore Manlio D’Ambrosi punta su una testimonianza che riguarda un uomo su un furgone bordeaux che la scorsa settimana è stato visto parcheggiato per alcuni giorni sulla Statale 26, all’inizio del sentiero che porta al villaggio abbandonato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza tra Aosta e Courmayeur potrebbero averlo inquadrato. Lì vicino ci sono strade che portano in Francia o in Svizzera. La ragazza non aveva documenti.
Due vampiri
Un testimone intanto oggi a La Stampa racconta una storia diversa. Dice che il furgone bordeaux non c’entra nulla e afferma di aver visto una coppia di ragazzi la mattina di martedì 2 aprile. «Camminavano, erano a piedi. Lei: molto bella, ma sofferente, emaciata. Lui con i ricci neri e la carnagione olivastra. Erano vestiti come due dark, tutti di scuro. Come quei ragazzi che venerano la morte. Ho pensato: due vampiri. E ho pensato anche un’altra cosa, per cui adesso provo molta vergogna: lei era così pallida che sembrava un cadavere. Non riesco più a dormire sapendo quello che è successo», sostiene. Il testimone ha già parlato con i carabinieri, ai quali ha detto di aver parlato con i due “vampiri”. «Mi hanno raccontato di essere arrivati dal confine svizzero. Cercavano un supermercato grande per fare la spesa. E poi volevano andare a campeggiare sulle montagne».
Abiti neri dark
«Per questo so che non esiste il furgone di cui ho sentito parlare al telegiornale. Perché mi hanno chiesto indicazioni per la fermata del pullman, io li ho accompagnati e li ho visti salire a bordo», aggiunge. Non avevano abiti da montagna: «Ripeto: abiti neri, da dark. Ci ho pensato quando, due giorni dopo, ha nevicato. Mi sono chiesto: chissà quei due». Durante la conversazione «ha sempre parlato lui. Si esprimeva in un buon italiano, anche se non sembrava italiano. Era molto più giovane di lei, non dico minorenne ma quasi. Non sembrava un tipo violento, tutt’altro. Non sembrava nemmeno uno con problemi di droga. Con me è stato gentile. Io non credo che l’abbia uccisa». Il testimone ha indicato ai due il market Famila. Intorno al cadavere c’erano ancora i sacchetti per la spesa. E i marshmallow rosa, forse comprati proprio lì.
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