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Chiara Gribaudo e l’inchiesta sui voti Pd a Torino: «Volevo candidarmi, mi hanno fermato. Perché?»

09 Aprile 2024 - 06:52 Redazione
chiara gribaudo pd torino
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La vicepresidente Dem, i veti e le nomine del partito

Chiara Gribaudo è vicepresidente del Partito Democratico. È stata una delle prime sostenitrici di Elly Schlein alle primarie. E ha provato a candidarsi alla guida della Regione Piemonte. Ma si è scontrata con Chiara Appendino. E soprattutto con i veti del vecchio Pd. Oggi in un’intervista al Fatto Quotidiano parla dei favori in cambio di voti per alcuni candidati del suo partito emersi nell’inchiesta su Salvatore Gallo a Torino. Ovvero proprio da quelli che l’hanno attaccata: «Rivendico la battaglia che ho fatto perché serviva discontinuità per il Pd e per costruire un’alternativa», premette nel colloquio con Wanda Marra.

Una questione politica

Poi attacca: «Sono colpita e stupita da questi metodi. Per me è una questione politica. La scelta del capolista Gallo (il figlio di Salvatore, Raffaele, ndr) era stata direttamente del segretario regionale Rossi. Alcuni di noi, in direzione, avevano provato a intervenire – me compresa – chiedendo che la capolista fosse la presidente del partito regionale Conticelli. C’è stato risposto che era una scelta del segretario. E vorrei che mi spiegassero la nomina di quel Roberto Fantini all’Orecol». Secondo Gribaudo la questione morale non è solo del Pd, ma di tutta la classe politica: «Ogni partito deve fare il massimo per selezionare la migliore classe dirigente. Dal punto di vista della qualità e dell’onorabilità. E quando ci sono delle zone d’ombra è giusto prima di fare i candidati fare chiarezza».

La mancata candidatura

Gribaudo spiega che la sua candidatura «non è mai stata una questione personale, ma politica. Avevo dato la mia disponibilità per provare a dire alle forze progressiste o sedicenti tali che non potevano ragionare di accrocchi con il centrodestra che ha distrutto la sanità in Piemonte e lascia più impoveriti i cittadini». Ma la segretaria Dem non è riuscita a imporla: «Elly non impone, perché non vogliamo costruire un partito padronale ma dare agibilità politica a chi si è espresso chiaramente anche nelle primarie. Ma non può fare tutto da sola: c’è bisogno di allargare la classe dirigente a chi ha già dimostrato di essere in grado di tenere la schiena diritta nel Pd».

L’alleanza con il M5s

Per Gribaudo «sbaglia il M5S quando si crede antropologicamente al di sopra degli altri. E soprattutto quando cerca di utilizzare ogni occasione per lucrare qualche voto, senza proporre un vero modello alternativo efficace». Mentre nella regione il Pd «ha cercato un candidato comune e siamo arrivati a due mesi dalle elezioni senza. Perché?». Eppure per lei l’alleanza è ancora possibile: «Se i 5 Stelle e Azione ci stanno, senza ipocrisia, sì».

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