Amica Chips denunciata per lo spot alla procura di Mantova, parla l’avvocato cattolico: «Coinvolgerò le parrocchie per i risarcimenti»
Rischia di finire in tribunale lo spot di Amica Chips accusato di blasfemia da parte di alcune associazioni religiose. L’avvocato Antonio Arciero, attivo sul Foro di Milano, ha depositato questa mattina una denuncia – visionata da Open – alla procura di Mantova, territorialmente competente sulla sede legale della società Amica Chips. I reati contestati dal legale sono quelli di «offesa a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone» (art. 403 del Codice Penale) e «offesa a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose» (art. 404). «In quanto cattolico praticante, quello spot mi ha indignato», spiega a Open Antonio Arciero. «Appena l’ho visto – aggiunge l’avvocato – ho pensato che non si tratta soltanto di una pubblicità deprecabile sotto il profilo etico, ma anche rilevante sotto il profilo legale».
I prossimi passi dopo la denuncia
Lo spot pubblicitario finito al centro delle polemiche è ambientato in una chiesa. A un certo punto, si vede una delle suore che preleva il calice dove vengono solitamente riposte le ostie consacrate. Al posto delle ostie, il calice viene riempito di patatine Amica Chips. Un accostamento che molte associazioni religiose hanno bollato come blasfemo. Trattandosi di reati procedibili d’ufficio, alla presentazione della denuncia dell’avvocato Arciero farà seguito l’apertura di un procedimento legale. Già nei prossimi giorni il fascicolo sarà assegnato a un pm della procura di Mantova, che dovrà decidere poi se procedere nei confronti di qualcuno oppure archiviare il tutto.
La richiesta di sequestro preventivo
La decisione di presentare una denuncia, precisa il legale, è stata presa individualmente. Il prossimo passo, però è il coinvolgimento di altre associazioni. «L’idea è quella: coinvolgere parrocchie o organizzazioni che possano costituirsi parte civile e chiedere un risarcimento», spiega Arciero. Le pene previste per i due reati contestati vanno da un minimo di mille a un massimo di 5mila euro. Il vero obiettivo della denuncia però è un altro: «Il mio intento è sensibilizzare coloro che hanno commesso questi fatti per fargli comprendere la gravità dal punto di vista penale». Nella denuncia presentata oggi, il legale chiede anche di valutare il sequestro preventivo dello spot pubblicitario, da ottenere attraverso «l’oscuramento delle pagine web attraverso cui lo stesso viene tuttora diffuso».
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