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Vincenzo, Mario, Pavel: chi sono gli operai morti nell’esplosione alla centrale idroelettrica di Suviana

centrale idroelettrica suviana bargi vincenzo franchina maio pisani pavel tanase
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Erano un elettricista industriale, un ex dipendente Enel di 74 anni e un immigrato rumeno. La testimonianza del ristoratore

Si chiamavano Vincenzo Franchina, Mario Pisani e Pavel Petronel Tanase le tre vittime dell’esplosione alla centrale idroelettrica di Suviana. Cinque feriti sono ricoverati in gravi condizioni. Quattro operai risultano ancora dispersi. L’appalto di manutenzione era in carico alle aziende Abb e Siemens: non si conoscono ancora i nomi delle ditte subappaltanti. Lo scoppio è avvenuto durante la messa di prova in esercizio, che doveva precedere il vero e proprio collaudo. Prima dell’esplosione secondo i testimoni si è verificato un rumore strano nella turbina oggetto di manutenzione. Un rumore «simile a quello di un grosso motore fuori giri». Poi le fiamme hanno devastato e fatto crollare il solaio tra l’ottavo e il nono piano sotto terra dell’impianto di Bargi.

L’elettricista industriale e l’ex dipendente Enel

Vincenzo Franchina era nato a Patti in provincia di Messina il 12 maggio del 1988. Risiedeva a Sinagra. Diplomato, era un elettricista industriale. Nessuna delle vittime era un dipendente di Enel Green Power, che gestisce l’impianto. Il Corriere della Sera dice che sul suo profilo Facebook c’è la foto del suo matrimonio: si era sposato a maggio di un anno fa. Mario Pisani, 74 anni, è la vittima più anziana dell’esplosione. Era nato a Taranto ed era residente a San Marzano di San Giuseppe. Pavel Petronev Tanase invece aveva quasi 46 anni. Nato in Romania, era residente a Settimo Torinese. Secondo Repubblica Franchina e Tanase lavoravano per Abb e Siemens. Uno dei feriti più gravi invece è Leonardo Raffreddato.

I feriti

Ha 42 anni e presenta ustioni sull’80% del corpo. «Mio figlio è ustionato alle mani, al viso e al corpo. Lo hanno sedato, lo stanno facendo dormire per il dolore, ce l’hanno fatto vedere soltanto per un secondo. Non abbiamo ancora capito niente di quello che è successo alla centrale. Siamo stravolti. Sappiamo solo che sembra che abbia preso fuoco una turbina», ha detto al quotidiano Sonia Bartolotti, la madre di Leonardo, dall’ospedale di Cesena dove è accorsa insieme al marito Luigi, fuori dalla stanza del figlio. Un altro degli operai feriti, Jonathan Andrisano, invece è stato portato ieri sera all’ospedale Sant’Orsola di Bologna.

Il ristoratore

Simone Carpi, che insieme alla moglie Stefania Pollazzi gestisce il ristorante La Piazzetta dove pranzavano gli operai, dice di aver sentito un boato prima del fumo: «Verso le 15 si è sentito un gran boato e si è alzato un fumo enorme. Tra il ristorante e la centrale il dislivello non è piccolo e nonostante questa distanza l’aria per qualche minuti è diventata irrespirabile. Abbiamo capito subito che c’era un problema nell’impianto, ma fino all’ultimo abbiamo sperato non fosse successo nulla di grave. Quando abbiamo iniziato a sentire le sirene abbiamo capito che, purtroppo, eravamo davanti a qualcosa di molto serio. Poi abbiamo saputo dei dispersi, ma con l’arrivo degli elicotteri abbiamo capito che questa era una formula dettata dalla prudenza ma la situazione era più grave».

Gli operai

Carpi dice che gli operai che lavoravano alla manutenzione della centrale di Bardi venivano tutti i giorni da lui a pranzo. «Con alcuni di loro siamo diventati quasi amici, ci scambiavamo doni culinari, venivano con le famiglie, si rideva e si scherzava», spiega a Repubblica. Secondo lui nella squadra «c’erano un padre e un figlio che lavoravano in una delle ditte subappaltanti, un capocantiere che era il più anziano di tutti (Mario Pisani, ndr). Alcuni erano di qui, in particolare i dipendenti Enel. Quelli che lavoravano in appalto venivano da varie città anche fuori regione, come Frosinone, Caserta ed altre».

Nella foto in copertina: Vincenzo Franchina

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