Ciccio Graziani nelle carte dell’inchiesta di Torino: «Ho inaugurato un torneo in un paese di ‘ndrangheta»
Nelle carte dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta a Torino c’è anche Francesco Graziani detto Ciccio. L’allenatore ed ex calciatore che è diventato campione del mondo nel 1982 oltre ad aver vinto in coppia con Paolino Pulici lo scudetto con il Torino nel 1976 ci è finito a causa di un amico. Antonio Esposito è citato nell’ordinanza sul sistema Torino. Graziani ha raccontato il motivo a La Verità. Tutto comincia dal rapporto con Fantini: «Tonino Esposito voleva che Roberto gli desse dei lavori, ma Roberto rispondeva “io faccio dei bandi di concorso, non posso dare il lavoro a chi voglio io”».
Il favore
Graziani racconta di aver conosciuto anche Salvatore Gallo: «L’ho conosciuto quando lui e Roberto organizzarono un torneo e mi chiesero la cortesia di andare a tirare il calcio d’inizio. Cosa che puntualmente feci». Dove e quando è successo? «Una quindicina di anni fa, se non ricordo male in un paese di nome Volpiano». Ovvero proprio il paese dell’inchiesta perché sede della cosca di ‘ndrangheta che gestiva gli appalti sulle autostrade. «Ah, ho capito, non lo sapevo. Comunque il nome Gallo non mi è nuovo. Io lavoravo a Mediaset, era una domenica, ho preso la macchina, sono andato, ho fatto quello che dovevo fare e sono venuto via. Se non ricordo male ripartii anche subito. Un favore di questo tipo a Roberto glielo facevo volentieri», risponde Graziani.
Nessun mammasantissima
Ma, conclude, non gli hanno presentato nessun mammasantissima: «Nella vita non si può mai sapere, vai a sapere quello che può succedere, involontariamente possono capitare incontri di questo tipo». «È vero. Una volta mi disse: gli voglio dare una mano anche io, ma non dire che i soldi te li passo io. Gli facevamo arrivare il denaro attraverso il suo commercialista che doveva gestire i soldi per evitare che Tonino li sperperasse, era una sorta di sussidio in attesa che potesse vivere giorni migliori. Adesso è finito in una Rsa. Mi sono riproposto di richiamarlo perché il cuore mi dice che non posso lasciare questo mondo senza richiamarlo».
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