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Sohaib Teima: chi è il 21enne arrestato per la ragazza trovata morta in una cappella ad Aosta

ragazza morta aosta sohaib teima arresto francia
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È residente a Fermo. Era ricercato oltreconfine per maltrattamenti. Aveva il divieto di avvicinamento alla vittima

Si chiama Sohaib Teima, ha 21 anni ed è residente a Fermo nelle Marche. È stato arrestato a Lione in Francia ieri sera. Era lui, secondo gli investigatori, il giovane che accompagnava la ventiduenne francese trovata morta il 6 aprile nella cappella di una chiesetta abbandonata a La Salle in provincia di Aosta. E che è deceduta per cause violente. Un testimone ha parlato con entrambi nei giorni precedenti: «Erano vestiti in abiti dark, come due vampiri». E stavano cercando «una casa dei fantasmi». Quella di Derby, che si trova a pochi passi dal villaggio abbandonato. Sohaib Teima era ricercato dal marzo scorso. Aveva fatto perdere le sue tracce in seguito a un’indagine per maltrattamenti in famiglia. E il 13 gennaio scorso aveva ricevuto una notifica di divieto di avvicinamento nei confronti della ragazza.

Omicidio

Secondo i carabinieri Sohaib Teima è tornato in Francia subito dopo la morte della ragazza attraverso il traforo del Monte Bianco. Il fermo è stato confermato da Eric Vaillant, procuratore di Grenoble. Il testimone che ci ha parlato mentre erano a La Salle ha detto che tutto risale al 2 aprile. «Camminavano, erano a piedi. Lei: molto bella, ma sofferente, emaciata. Lui con i ricci neri e la carnagione olivastra. Erano vestiti come due dark, tutti di scuro. Come quei ragazzi che venerano la morte. Ho pensato: due vampiri». Nella conversazione conversazione «ha sempre parlato lui. Si esprimeva in un buon italiano, anche se non sembrava italiano. Era molto più giovane di lei, non dico minorenne ma quasi. Non sembrava un tipo violento, tutt’altro. Non sembrava nemmeno uno con problemi di droga. Con me è stato gentile. Io non credo che l’abbia uccisa».

Vegetariana

La ragazza ha detto all’uomo di essere vegetariana. I due erano alla ricerca di ruderi abbandonati. Dove, di solito, finivano per passare la notte. Lo chiamano “urbex”, è un’esplorazione urbana che consiste nell’avventurarsi in strutture e edifici in rovina. Una sorta di turismo nei ruderi fantasma che attrae soprattutto i giovanissimi. «Portare via l’arma del delitto insieme a cellulare e documenti della vittima è il comportamento di chi sta cercando di guadagnare tempo per la fuga», dicono gli inquirenti.

Foto copertina da: Ansa

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