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Strage alla centrale di Suviana: gli allarmi inascoltati e il mistero della turbina e dell’alternatore. «Non è stato un incidente»

centrale idroelettrica suviana strage cause turbina alternatore allarmi
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Il racconto dello scoppio. Prima l'odore acre. Poi il boato che polverizza i cilindri in cemento. Appalti, subappalti e sindacati

L’odore acre prima dei rumori. Il collaudo della turbina del “gruppo numero due”. E l’alternatore che esplode. La strage della centrale idroelettrica di Bardi sul lago di Suviana che ha ucciso tre dipendenti della Engineering Automation srl si consuma in pochi secondi a 40 metri sotto il livello del lago. Mentre gli studenti delle scuole medie in gita percepiscono cattive esalazioni che provengono dall’impianto e se ne vanno. Nello stesso momento in cui Vincenzo Franchina, Mario Pisani e Pavel Petronel Tanase stanno lavorando insieme ai loro 12 colleghi alla prova di messa in esercizio che doveva concludere la revisione complessiva della valvola rotativa dell’impianto gestito da Enel Green Power. Sono le 14.30 circa quando esplode l’ottavo piano sotto terra dove è alloggiato l’alternatore.

Trappola mortale

Mario Pisani, 74 anni, è l’ex dipendente Enel che dopo la pensione ha messo in piedi la Engineering Automation srl a Genova. Si occupa di ingegneria di sistemi di controllo e supervisione per i settori di produzione dell’energia. Tra i loghi delle aziende partner, oltre a quello di Enel, spiccano Siemens e Abb. Lo scoppio lo travolge mentre il solaio tra l’ottavo e il nono piano sotto il livello del lago di Suviana collassa. Il boato polverizza i cilindri verticali in cemento che contengono gli alternatori. Si rompono i condotti di refrigerazione e si allagano entrambi i piani. Mentre gli operai muoiono c’è chi riesce a risalire mentre il suo corpo viene avvolto dalle fiamme. Sandro Bussetti è oggi ricoverato al reparto grandi ustionati dell’ospedale di Pisa con l’80% del corpo lesionato.

L’indagine

Il tecnico dell’Abb Paolo Casiraghi, l’ingegnere elettronico Adriano Scandellari il dipendente Voith Alessandro D’Andrea e Vincenzo Garzillo, tecnico della Lab Engineering sono ancora dispersi. La procura di Bologna indaga per disastro e omicidio colposi. Oggi è in programma una manifestazione a Bologna sulla sicurezza sul lavoro. Ma Enel Green Power, mentre esprimeva cordoglio per le vittime, faceva anche sapere di sentirsi parte lesa nell’incidente. Il motivo lo ha spiegato l’amministratore delegato Salvatore Bernabei: «Per i lavori avevamo scelto tra le migliori società nel campo elettrico ed idroelettrico. Quando mi rivolgo a un contractor, mi aspetto che sia sinonimo di prestigio e serietà». Alla centrale di Bargi il gruppo numero uno era stato già collaudato con successo. I lavoratori specializzati stavano mettendo alla prova il secondo alternatore.

Appalti e subappalti

Poi è successo qualcosa che l’ha fatto esplodere. Il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato e i pm Michela Guidi e Fabio Lazzarini dovranno verificare il rispetto del protocollo di sicurezza. E rispondere a una domanda apicale: nel passaggio di consegne tra le due società incaricate da Enel e la terza di Genova ha funzionato tutto sul piano delle regole e della sicurezza sul lavoro? L’ex monopolista dell’elettricità si era rivolto anche a una terza azienda, la Voith. Se dopo l’inchiesta emergesse una qualche responsabilità delle aziende manutentrici Enel valuterebbe l’ipotesi di costituirsi parte civile. Nel frattempo emerge che il sindacato aveva messo nel mirino la centrale idroelettrica di Suviana già nel 2022.

Gli allarmi dei sindacati

La Uil aveva mandato segnalazioni verbali e in mail perché proprio Enel chiedeva ai lavoratori di svolgere mansioni per le quali non avevano le certificazioni necessarie. In particolare sulle saldature. Bernabei dice che l’azienda si è rivolta ai massimi esperti del settore. I sindacati non la vedono così. «In una logica nella quale gli appalti al massimo ribasso e i subappalti a cascata tengono conto solo del profitto, dell’utile, e non rispettano la vita umana, poi abbiamo le tragedie», dice Pierpaolo Bombardieri della Uil. «Ripeto, in molti casi non si tratta di incidenti, sono veri e propri omicidi. Perché quando per guadagnare un’ora, o mille euro, o un appalto, non si interviene sulla sicurezza e si perde una vita umana, non sono incidenti».

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