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Uccise il padre e tentò di ammazzare la madre, confermata la condanna per Marco Eletti a 24 anni

11 Aprile 2024 - 17:59 Redazione
Marco Eletti, concorrente L'Eredità
Marco Eletti, concorrente L'Eredità
I giudici hanno confermato per il 38enne anche l'aggravante della premeditazione. Dietro il delitto, secondo gli inquirenti, la scoperta dell'uomo di una vita parallela del padre e le liti per l'eredità della casa

È stata confermata in secondo grado a 24 anni e due mesi di carcere la condanna per Marco Eletti, che il 24 febbraio 2021 a San Martino in Rio, nel Reggiano, aveva ucciso il padre e tentato di ammazzare la madre Sabrina Guidetti. La Corte d’Assiste d’Appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado del febbraio 2023, rigettando le richieste della difesa, che puntava a far cadere l’aggravante della premeditazione e chiedeva la concessione delle attenuanti generiche prevalenti. Respinta anche la richiesta della procura, che per Eletti aveva chiesto la condanna all’ergastolo.

Il movente

Sul movente che aveva spinto Eletti a uccidere i genitori, secondo l’accusa è da ricondurre alla scoperta di una doppia vita legata a un’altra identità di genere del padre. Cinque anni prima del delitto, Eletti a 33 anni aveva participato come concorrente al quiz televisivo «L’Eredità» nel 2019 quando era condotto da Flavio Insinna. Dalle indagini erano emersi forti tensioni tra Eletti e i suoi genitori sul destino della casa di famiglia. La coppia non aveva intenzione di lasciare al figlio l’abitazione, ma lui avrebbe preteso di ereditarla subito.

Il delitto

Secondo quanto hanno stabilito le indagini, Eletti ha ammazzato il padre Paolo a martellate proprio nella casa di famiglia. Sua madre invece si è salvata, dopo che il figlio l’aveva narcotizzata e le aveva tagliato i polsi. La donna era stata trovata accanto al corpo del marito. Eletti è stato assolto dall’accusa di falsificazione delle ricette per ottenere il benzodiazepine, sostanza iniettata nei bignè portati alla famiglia e mangiati dalla madre. Tra le aggravanti contestate dalla pm Piera Cristina Giannusa vi era anche quella dei rapporti parentali con la vittima, che però era caduta in udienza preliminare dopo che il Dna aveva rivelato che Paolo non fosse il padre biologico di Marco.

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