Strage di Suviana: «Mio figlio Nicholas salvo grazie a una maglia sul volto»
«Mio figlio è riuscito a risalire dopo il botto, è corso fuori insieme ai suoi colleghi e ha coperto il viso con una maglia, è grazie a quello che non ha riportato danni ai polmoni». Questo il racconto al Corriere della Sera di Vittorino Bernardini, padre di Nicholas, l’operaio di 25 anni scampato per un soffio alla strage di Suviana. Nicholas è tra i cinque feriti dell’esplosione della centrale di Bargi. L’unico che è stato dimesso (dal Bufalini di Cesena) perché con ferite più lievi, ustioni alle mani. «Non ho visto niente, ho sentito solo il botto», ha raccontato il giovane al padre. Vive poco distante da Bargi, a Gaggio Montano ed è un dipendente di Enel Green Power. E ora è sotto choc. «Non vuole molto parlare di quello che è successo nemmeno con noi, lasciamo che sia lui a parlarcene, quando se la sentirà», racconta il padre al quotidiano. «Quando sono arrivato – racconta – lo stavano medicando. Abbiamo pianto insieme, non ci siamo detti nulla. Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto, ecco tutto quello che abbiamo fatto». «Alla fine ha riportato solo diverse ustioni alle mani – spiega Bernardini intervistato anche da Qn – perché nel momento dell’esplosione è stato molto rapido nel coprirsi il naso con la maglia e questo ha impedito che respirasse le esalazioni. Inoltre i soccorsi sono stati impeccabili».
(in foto la disperata processione dei parenti dei dispersi sul luogo dell’esplosione alla centrale idroelettrica di Bargi, sull’Appennino bolognese 10 aprile 2024. ANSA/MICHELE LAPINI)
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