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Strage di Suviana, inizia la fase due. Acquisita la scatola nera: cosa può rivelare

12 Aprile 2024 - 15:28 Ugo Milano
È stato recuperato anche l'ultimo corpo, è la settimana vittima dell'incidente nella centrale di Bargi. Come stanno i sopravvissuti

Anche il corpo della settima vittima della strage di Suviana è stato individuato e identificato, al piano -9 della centrale idroelettrica di Bargi, nel quarto giorno di ricerche dopo l’esplosione. Si tratta del 68enne di Napoli Vincenzo Garzillo, in pensione da un anno ma consulente come commissioning manager, esperto specializzato nel riavvio dei macchinari. Le cause di quanto avvenuto non sono ancora chiare, la procura di Bologna si è mossa per omicidio e disastro colposi, ma gli inquirenti si aspettano di trovare elementi utili all’inchiesta nella “scatola nera” dell’impianto, che è stata già acquisita. Con l’identificazione anche del settimo disperso, si apre ora la fase due. Per quattro giorni centinaia di soccorritori, vigili del fuoco, sommozzatori e personale specializzato hanno setacciato i locali immersi nel lago nei quali si è verificato l’incidente. Ora che le ricerche sono concluse, con un bilancio tragico, ha inizio la fase due delle operazioni di messa in sicurezza della centrale e il «recovery di tutta la struttura», come l’ha definito il direttore della Protezione civile, Luigi D’Angelo.

La fase due

Una fase divisa in «numerosi passaggi», ha sottolineato il manager, le cui tempistiche verrano puntualizzato dal gestore dell’impianto, Enel Green Power. Prima di tutto, bisognerà analizzare l’acqua del pozzo per verificare quali sostanze sono state sprigionate nell’esplosione e nell’incendio. I piani -8 e -9 sono stati sommersi, e ora che i sommozzatori hanno lasciato i locali, dopo le opportune verifiche, potranno essere svuotati con «le idrovore al massimo della capacità». D’Angelo ha aggiunto: «Attualmente non si può accedere in tutta la parte dell’impianto, le perizie arriveranno ancora dopo». Intanto il direttore di Arpae Emilia-Romagna Giuseppe Bortone ha rassicurato sulla presenza di amianto: «Abbiamo fatto la verifica sugli aerodispersi, su quanto poteva essere andato in aria. Non sono state rilevate presenze di fibre e non ci sono presenze di fibre d’amianto nelle macerie che sono state campionate». Proseguono invece le analisi sulla presenza di altri inquinanti: «All’interno ci sono concentrazioni di inquinanti importanti, attraverso la sequenza dei campionamenti e le diverse posizioni del campionamento c’è una differenza tra superficie e fondo». Il bacino di Suviana serve l’approvvigionamento idropotabile di Bologna. Bortone assicura che nei punti di campionamento all’interno del bacino non vi è alcun segnale di elementi inquinanti e anche Hera è coinvolta nel monitoraggio, che in queste ore è stato intensificato. Anche il luogo del ritrovamento dei dispersi aiuterà a comprendere meglio la dinamica di quanto accaduto il 9 aprile scorso. Due delle quattro vittime potrebbero essere stata “sbalzate” dal piano -9 al -8, probabilmente attraverso il pozzo di aspirazione, mentre altre due erano già al nono, in corrispondenza delle loro postazioni di lavoro.

L’ipotesi guasto all’alternatore

La Procura ha acquisito la “scatola nera”, il sistema che registra e monitora l’attività della centralina. «Tutte le centrali hanno un sistema di supervisione e controllo che si chiama Scada. In questa centrale si trovava nei piani superiori. Questo sistema è già stato preso dall’autorità giudiziaria e quindi se avrà registrato qualcosa si vedrà nel momento in cui verrà esaminato», ha detto in conferenza stampa l’ad di Enel Green Power, Salvatore Bernabei, «quell’analisi potrà essere utile per capire le cause, perché altrimenti attualmente non è davvero possibile che cos’è successo». Ciò premesso, e con tutte le cautele del caso, al Corriere del Veneto ha avanzato una ipotesi sulle cause del disastro Giovanni Toffolo, fino a due anni fa commissioning manager del team di Enel Green Power coinvolto nella strage. «Ci potrebbe essere stato un problema all’alternatore», è l’idea che si è fatto Toffolo, «si potrebbe essere sbilanciato. Parliamo di una macchina di 140-150 tonnellate di peso, che va a 370 giri al minuto, circa 5 giri al secondo. Questo potrebbe aver divelto una parte della struttura rompendo anche i cuscinetti». Su di essi viene applicato l’olio – «unico punto in tutta la centrale in cui è presente» – per «lubrificare, togliere attrito ad una struttura così grande che gira di continuo: l’incendio sarebbe potuto partire da lì». L’ingegnere spiega che la sua è solo una «riflessione personale», frutto del rapporto che lo legava alle vittime: «Ci ho pensato e ripensato perché loro erano i miei compagni di lavoro, persone preparatissime». E su questo punto sottolinea: «Tutti i discorsi sui subappalti hanno pochissimo senso. Le persone chiamate da altre ditte sono esperti conosciutissimi. C’è chi costruisce le macchine e chi controlla gli impianti. È una procedura assolutamente normale. In più il collaudo era arrivato in fondo». Toffolo aggiunge che oltre a essere esperti, erano anche estremamente prudenti: «Credo che il problema sia stato improvviso. Parliamo di un pool di persone esperte che monitorano tutto. Per capirci: il computer centrale monitora le vibrazioni. In fase di collaudo i pool non si fidano del computer centrale e monitorano anche autonomamente con dei sensori quello che succede. Il gruppo di Scandellari e Busetto si occupava proprio di quello. Se ne sarebbero accorti. E avrebbero interrotto tutto».

Come stanno i feriti

L’operaio di 35 anni Jonathan Andrisano, che è ricoverato in rianimazione all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, è fuori pericolo di vita. Rimangono in condizioni critiche altri tre lavoratori coinvolti nell’esplosione della centrale di Bargi. In rianimazione, in prognosi riservata, all’ospedale Maggiore di Parma Stefano Bellabona, 54 anni, tecnico di Noventa Padovana, con ustioni su quasi la metà del corpo, sottoposto a terapie. Stazionarie le condizioni del paziente di 42 anni al Centro grandi ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena: è in prognosi riservata e continua a essere sedato e intubato. Ha gravi ustioni su circa il 20 per cento del suo corpo, in modo particolare sulle mani. Il veneziano Sandro Busetto, 59 anni, è ricoverato a Pisa al reparto Grandi ustioni.

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