In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
MusicaSuoni e Visioni

L’energia di Baby Gang, il girl power di Gaia e tanti, tantissimi ritorni: le nostre recensioni delle uscite della settimana

14 Aprile 2024 - 19:20 Gabriele Fazio

Ex-Otago – Auguri

È proprio vero che ci si accorge delle cose importanti solo quando mancano. Ed è altrettanto vero che, per lo stesso principio, ci si ricorda delle cose importanti quando tornano dopo essere mancate. Magari per un po’, cinque anni, come gli Ex-Otago, una delle formazioni dell’era indie più amate, seguite ed efficaci. E non torna per battere cassa o timbrare il cartellino, per il vezzo della presenza. Tornano con un disco perfetto, quadrato, centrato, ispirato, in generale piacevolissimo, un disco che se qualcuno si spingesse a definire il loro migliore, quel qualcuno non sarebbe sicuramente da considerare un pazzo. Prima di tutto perché in Auguri si percepisce chiaramente il peso del tempo che è passato e della maturazione degli Ex-Otago, on solo nel mestiere della produzione in sé, ma soprattutto nell’urgenza della scrittura. Quel fuoco che li ha spinti a prendere di petto l’amore che si perde, quello che si ritrova, la nostra vita sperduti in una feroce corsa a ostacoli, la necessità di porsi delle domande rispetto al mondo che ci circonda. Capace di alienarci fino alla più totale e deprimente solitudine sotto questa tempesta di precarietà. Un grumo di sensazioni gigantesche che poi si infrangono quando, tutto sommato, gli Otaghi – ma anche un po’ tutti noi – sfiniti, le cataloghiamo come Stronzate, che infatti è il pezzo che chiude il disco. Auguri è uno sfogo sensibile e pungente. Molte le ballad, come Mi sei mancata (quiete), forse uno dei migliori brani della storia della band genovese in un’altalena di sensazioni sulla quale tutti possono salire e tutti in qualche modo si riconosceranno. Allora bentornati Otaghi: la vostra visione pulita, intensa e squisitamente musicale mancava in questo universo musicale privo di spunti. E che sempre più celebra e cavalca la propria decadenza.