Venti di guerra Israele-Iran, la preoccupazione del governo. Tajani: «Prevalga il buonsenso». Crosetto: «Rischi per il mondo intero»
Informativa urgente del governo questa sera alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, riunite a Palazzo Madama per gli aggiornamenti del caso dopo l’attacco mosso la notte del 13 e 14 aprile dall’Iran contro Israele. Centinaia di droni e missili hanno illuminato il cielo del Medio Oriente: quasi la totalità di essi è stata abbattuta in volo, prima che potessero esplodere al suolo. Una dimostrazione di forza degli Ayatollah alla quale Israele potrebbe reagire da un momento all’altro. Proprio per questo, però, i tentativi di far desistere Benjamin Netanyahu dall’aprire un nuovo possibile fronte di guerra in Medio Oriente si susseguono frenetici dagli Stati Uniti all’Europa. Il governo italiano, nelle figure di Antonio Tajani e Guido Crosetto, si muove su questa linea. «Occorre ora evitare un’ulteriore escalation e un’estensione del conflitto. Il governo italiano lavora per la pace. Esortiamo tutti a dar prova di moderazione. Servono dialogo e senso di responsabilità. Stiamo tenendo una fitta rete di contatti con i Paesi alleati del G7, dell’Unione Europea, della Nato e con i principali partner regionali, proprio per favorire una de-escalation», ha detto a deputati e senatori il ministro degli Esteri.
La tela diplomatica di Tajani
Stabilita l’insindacabilità dell’esistenza di Israele e la condanna dell’azione iraniana, Tajani ritiene «positivo che l’Iran consideri esaurita la propria risposta all’attacco israeliano contro la cancelleria consolare iraniana in Siria». Il ministro sostiene che il governo è pronto ad adottare ulteriori misure in risposta alle iniziative di destabilizzazione degli Ayatollah, ma avverte Israele: «Auspichiamo che voglia far prevalere il buonsenso, desistendo da ulteriori reazioni che potrebbero innescare una spirale di violenza dannosa per tutti». Domani, martedì 16 aprile, Tajani riceverà alla Farnesina i capi missione dei Paesi della Lega degli Stati arabi e dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. Mentre, mercoledì, il titolare degli Esteri avrà un bilaterale con il segretario di Stato americano, Antony Blinken. Nel suo intervento, il leader di Forza Italia non dimentica di ricordare anche la «gravissima» crisi umanitaria a Gaza: «Alleviare la sofferenza della popolazione civile significa creare le condizioni per riavviare un processo negoziale diretto tra le parti che abbia come prospettiva finale la soluzione a due Stati».
L’analisi dei rischi di Crosetto
Dopo il ministro degli Esteri, il numero uno della Difesa ha preso parola condividendo l’esortazione alla prudenza. Ed ha espresso preoccupazione anche per l’«aumento dei rischi di potenziali danni collaterali relativamente al Mar Rosso e, soprattutto, al Libano. Stabilito infatti che i nostri militari non sono obiettivi deliberati, permane il rischio di un loro coinvolgimento, seppur non intenzionale, nello scambio di fuoco tra le parti». Per Crosetto, l’attacco di Teheran contro Israele segna il graver superamento di una «linea rossa». L’esito dell’attacco e il successo della difesa israeliana «non ci devono distogliere dalla gravità dell’accaduto. Se l’attacco fosse stato perpetrato contro qualsiasi altro Paese, avrebbe avuto effetti potenzialmente molto più devastanti». Il ministro ed esponente di Fratelli d’Italia sottolinea che il costo per «la poderosa difesa aerea israeliana» è costata, per poche ore, «circa un miliardo di dollari». Lo ribadisce «per avere un quadro dei costi di sicurezza». Difesa, tuttavia, essenziale, poiché «l’annunciata riposta di Teheran all’attacco al consolato di Damasco è avvenuta mediante il lancio di oltre 170 droni, 120 missili balistici, 30 missili da crociera. Numeri importanti, e lo sono ancor di più se si considera che si tratta del primo attacco dell’Iran sul suolo di Israele. Non è stato un semplice atto simbolico o dimostrativo».
Conto alla rovescia alla risposta di Israele
Crosetto non vuole mostrarsi «pessimista», ma ritiene «improbabile che Israele non risponda» a Teheran. «Probabilmente», osserva, «sta solo decidendo le modalità del suo attacco». L’ipotesi di reazione, aggiunge il ministro, gli è stata confermata da un confronto telefonico con il suo omologo israeliano, Yoav Gallant. E conclude: «Il paradosso solo apparente è che più saremo vicini e rassicureremo Israele sulla nostra amicizia e il nostro supporto, più Tel Aviv si sentirà tutelata e riterrà meno necessario agire in modo plateale e rendere visibile la sua forza militare. Occorre evitare che Israele ponga in essere una reazione che scateni una escalation, facendo giungere il Medio Oriente a un punto di non ritorno. Un allargamento del conflitto nel Medio Oriente, sommato alla guerra in Ucraina, provocata dall’aggressione russa non sarebbe un rischio solo per l’Italia, sarebbe un rischio per il mondo, che altererebbe il corso dell’economia, impattando sulla nostra sicurezza e sulla nostra vita di tutti i giorni. Potrebbero esserci aumenti generalizzati, a partire da quello della benzina e di altri beni primari, già rallentati o impediti dalla guerra ibrida degli Houti nel mar Rosso. Anche per prevenire che ciò accada noi continueremo a fornire aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, a fare pressioni in ogni modo su Israele, affinché eviti una risposta militare troppo dura, a lavorare per una de-escalation nell’intera regione. Lo facciamo, e lo faccio, in silenzio e con discrezione, come è mio costume, ma in modo costante, pressante e quotidiano».
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