Intelligenza artificiale, Mantovano: «A breve il ddl del governo». Ecco cosa prevede
La pervasività dell’intelligenza artificiale nelle vite dei cittadini è inarrestabile. Il progresso tecnologico, benché a tratti rallentato da dubbi e scetticismo, procede velocemente. Ma va governato. La cifra dell’urgenza la restituisce la decisione del governo Meloni di collegare il disegno di legge contenente le «norme di principio in materia di intelligenza artificiale» alla legge di Bilancio del prossimo autunno. Lo si apprende dal Documento di economia e finanza pubblicato negli scorsi giorni. Un canale preferenziale affinché il ddl – al momento esiste solo in forma di bozza – non subisca più di qualche sosta nelle commissioni e nelle aule parlamentari. Si vociferava che il testo potesse essere esaminato dal governo già nello scorso Consiglio dei ministri. Non è successo. Oggi, 16 aprile, il sottosegretario Alfredo Mantovano è tornato sulla questione, assicurando che «a breve, il Consiglio dei ministri varerà un disegno di legge con i principi a cui dovrà ispirarsi l’uso dell’intelligenza artificiale, contemperando le potenzialità e i controlli necessari per programmare gli algoritmi». Il suo contenuto, salvo qualche limature, è stato disvelato appunto dalle bozze in circolazione.
La tutela dei minori
Suddiviso in 25 articoli, il ddl si apre con un elenco delle finalità con cui l’intelligenza artificiale deve essere sperimentata e utilizzata in Italia, promuovendo «un utilizzo corretto in una dimensione antropocentrica» e vigilando «sui rischi economici, sociali e sull’impatto sui diritti fondamentali». Segue un glossario e poi, negli articoli 3, 4 e 5, una serie di principi in materia di sviluppo economico, sicurezza e riservatezza dei dati. È in questo passaggio che l’esecutivo intende introdurre un vincolo di età per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale: «L’accesso alle tecnologie di intelligenza artificiale dei minori di 14 anni esige il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale». Per la fascia di età compresa tra i 14 e i 18 anni, invece, viene richiesta da parte dei fornitori del servizio un’estrema chiarezza sulle policy di trattamento dei dati. Dopo una chiosa sulla questione della sicurezza nazionale, il ddl approfondisce le disposizioni per singolo settore.
Il focus sulla sanità
L’intelligenza artificiale, stando alla bozza visionata da Open, riceve particolari attenzioni relativamente all’ambito sanitario. L’utilizzo della tecnologia deve contribuire «al miglioramento del sistema sanitario e alla prevenzione e cura delle malattie», con le dovute tutele in termini di privacy e libertà dei pazienti. Viene ribadito in più punti che i sistemi di intelligenza artificiale nel settore sanitario debbano lasciare «impregiudicata la decisione che è sempre rimessa al professionista sanitario». Anche nella Pubblica amministrazione si specifica che l’uso dell’intelligenza artificiale debba avere una «funzione strumentale e di supporto a quella umana, in ogni caso, nel rispetto dell’autonomia del potere decisionale della persona che resta l’unica responsabile dei provvedimenti e dei procedimenti in cui stata utilizzata l’intelligenza artificiale». Le incertezze degli effetti che l’intelligenza artificiale potrà avere sulla vita individuale e sociale dei cittadini emergono in un’altra forma, quando si specifica che tale strumento «non deve pregiudicare lo svolgimento con metodo democratico della vita istituzionale e politica»: un esempio classico è quello del cosiddetto deepfake, già parecchio impiegato dalla satira.
La nascita di una fondazione ad hoc
Capitolo giustizia. Anche qui l’intelligenza artificiale è consentita per fini «strumentali e di supporto» e si lascia spazio al ricorso della tecnologia per «la ricerca giurisprudenziale e dottrinale, anche finalizzata all’individuazione di orientamenti interpretativi». Il governo interviene, poi, per la tutela delle professioni intellettuali, stabilendo che l’uso dell’intelligenza artificiale in questo campo debba comunque sottostare a una «prevalenza del lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera». Una parte del ddl, poi, individua nell’Agid e nell’Acn le autorità designate per il controllo dell’intelligenza artificiale. Non solo: il governo dovrebbe predisporre l’istituzione di una fondazione ad hoc, «per la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo e l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale». Tra i suoi scopi, oltre quello di attrarre finanziamenti e agevolare l’osmosi tra pubblico e privato nel settore, è anche prevista l’elaborazione di politiche che contrastino la possibile perdita di posti di lavoro che la tecnologia comporterà. La fondazione sarà guidata da Palazzo Chigi e vi faranno parte i ministeri dell’Economia e dell’Università.
Le cifre degli investimenti
L’esecutivo vorrebbe, poi, uno sviluppo dei corsi dedicati all’intelligenza artificiale da svolgersi a scuola e nelle università. Ancora, la bozza alza il livello di allerta sul copyright, per cui si sta valutando la possibilità di prevedere un bollino da sovrapporre a tutti i contenuti realizzati con questa tecnologia, prima che vengano diffusi su media, social e piattaforme di streaming. Ad ogni modo, per questa mole di attività, il governo prevede cospicui stanziamenti che possano sia stimolare lo sviluppo di un mercato «innovativo, equo, aperto e concorrenziale e di ecosistemi innovativi», sia garantire la sicurezza dei cittadini e la tutela dei diritti individuali. Per il 2024, attraverso Cdp venture capital, controllata di Cassa depositi e prestiti, è previsto un budget complessivo di 89,1 milioni di euro da investiere nelle tecnologie emergenti come il «quantum computing». E ancora, 44,7 milioni per il 2024 e 14,7 milioni per il 2025 sono destinati al settore telecomunicazioni, con «particolare riferimento al 5G e alle sue evoluzioni». Cifre importanti, ma ancora lontane dal miliardo di euro «di impegno sull’intelligenza artificiale» che Giorgia Meloni aveva annunciato lo scorso 12 marzo.
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