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Ecco perché è falso sostenere che «l’Unione Europea è contro il cibo italiano e la dieta mediterranea»

16 Aprile 2024 - 11:30 Antonio Di Noto
A sentire alcuni politici italiani, uno degli obiettivi dell'Ue sarebbe annichilire la dieta mediterranea e la tradizione culinaria italiana. In realtà, negli ultimi 30 anni sono stati tanti gli sforzi per proteggerle

«Alla faccia di quelli che vogliono la farina di insetti, i grilli, le cavallette. Di quelli che a Bruxelles combattono la dieta mediterranea». Così, poche settimane fa si apriva uno dei video pubblicati dal ministro delle Infastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini dal pastificio Rummo. La narrativa secondo cui l’Unione Europea combatterebbe contro la dieta mediterranea e i prodotti tipici italiani è ben radicata. Nell’aprile del 2023 il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani sosteneva che con il Nutriscore «l’Ue attacca la dieta mediterranea» e il vino italiano, come si leggeva sulle pagine di Repubblica. Due episodi che mostrano come questo sia un grande cavallo di battaglia elettorale, sostenendo che l’Ue danneggi intenzionalmente l’alimentazione italiana. Ma le cose stanno veramente così? L’Ue penalizza sul serio la dieta mediterranea? A favore di chi?

Cos’è e come funziona il Nutriscore

Partiamo dal Nutriscore. Si tratta di un’etichetta definita a semaforo, per via dei colori utilizzati, che è in realtà più simile a quelle che riportano l’efficienza energetica degli elettrodomestici con una scala che va dalla A alla E. Il sistema è utilizzato in Francia e altri Paesi europei come Spagna, Belgio, Svizzera, Germania. L’obiettivo è dare al consumatore che acquista un prodotto alimentare un’idea dei valori nutrizionali di quello che viene messo nel carrello senza che debba necessariamente essere letta l’intera etichetta degli ingredienti e dei nutrienti. La presenza di alcuni elementi nutritivi e ingredienti, come grassi saturi, sodio e zuccheri, portano a un abbassamento della valutazione. Altri, invece, come frutta, verdura, olio d’oliva, fibre e proteine, l’aumentano.

Gli alimenti penalizzati dal Nutriscore

Facciamo alcuni esempi. L’etichetta non è particolarmente clemente con i salumi, prodotti di carne processata, notoriamente cancerogena come certificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E non può esserlo nemmeno con le bevande alcoliche, anch’esse cancerogene. Lo è però con l’enorme varietà di frutta e verdura tipica dell’Italia, e con la pasta di buona qualità, spesso ricca di proteine e prodotta con giusto un paio di ingredienti. Open aveva già fatto un’analisi approfondita del sistema che si può leggere qui. Chiaramente, l’unico modo per capire quanto un prodotto sia sano o meno e cosa contiene, è leggere l’etichetta, e non basarsi su un’indicazione semplificata come il Nutriscore.

Il Nutriscore premia la dieta mediterranea

È comunque sufficiente dare un’occhiata alla piramide alimentare della dieta mediterranea per rendersi conto che questa viene premiata lautamente dal Nutriscore. Alla base della dieta mediterranea ci sono frutta e verdura fresche, pane, pasta, riso, cuscus e altri cereali, possibilmente integrali. Si prosegue con olio d’oliva, latte e derivati a basso contenuto di grassi. Tra questi solo i formaggi sono valutati negativamente dal Nutriscore. Ottime valutazioni anche per la frutta secca, i legumi, il pollo e il pesce freschi e le uova.

A ricevere cattive valutazioni sono, quindi, quasi solamente i prodotti alla sommità della piramide. Ovvero quelli che dovrebbero essere mangiati meno spesso, come salumi, carne rossa e dolciumi, il cui consumo non dovrebbe eccedere l’una o le due volte a settimana. Ad ogni modo, nell’ottobre del 2023, la Commissione Europea ha reso noto che non presenterà proposte di legge per rendere obbligatorio il Nutriscore nella legislatura in corso fino al 2024.

L’Europa tutela la tradizione culinaria italiana: DOP, IGP ed STG

Inoltre, moltissimi prodotti tipici della dieta mediterranea sono protetti dai marchi DOP, IGP ed STG, rispettivamente Denominazione di Origine Protetta, Indicazione Geografica Protetta, Specialità tradizionale Garantita. Tutti e tre questi marchi sono stati introdotti dall’Unione Europea nel 1992 per proteggere e certificare l’autenticità dei prodotti alimentari tipici degli Stati membri e distinguerli dalle imitazioni. Certificazioni di questo tipo sono state assegnate a numerose pietanze e bevande di vari Paesi europei. Ma come spesso accade in ambito culinario, in questo campo a farla da padrone è l’Italia, che detiene il primato per essere il Paese con il maggior numero di prodotti certificati.

La nostra penisola vanta infatti ben 326 certificazioni per i prodotti alimentari e 529 per i vini, come riporta il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf). Nella stessa ottica, durante gli ultimi mesi del 2023 ha finalizzato il testo unico sulla qualità, per vietare all’interno del blocco quel fenomeno definito Italian Sounding, il quale descrive la pratica di affibbiare nomi che ricordano quelli dei prodotti tipici italiani ad alimenti ed ingredienti che in realtà non lo sono, come il Parmesan, il Prozek e altre imitazioni simili.

La dieta mediterranea muore

Nonostante le certificazioni e le raccomandazioni dei medici, sempre più italiani stanno abbandonando la dieta mediterranea. Secondo uno studio pubblicato nel marzo del 2023 dal Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (Crea), organo che fa parte del Masaf, la dieta mediterranea è seguita al giorno d’oggi da appena il 13% degli italiani. Secondo il sondaggio, svolto da SWG per conto di Crea, a seguirla sono soprattutto le persone ben informate sull’importanza e la varietà degli elementi nutritivi. A livello territoriale, la migliore aderenza al modello alimentare si registra in Sicilia e Sardegna, assieme ad Emilia Romagna e Lazio. A seguire meno la dieta mediterranea sono invece le regioni del Nord-Est e la Campania.

In generale rispetto all’alimentazione tradizionale, oggi nel nostro Paese si mangiano troppi grassi saturi, troppa carne, e troppi grassi animali. Per garantire che l’aderenza riportata fosse più possibile accurata rispetto a quella reale, il sondaggio ha testato le conoscenze alimentari degli intervistati, oltre a chiedere informazioni circa gli specifici alimenti consumati. Difficile affermare, quindi, che il declino della dieta mediterranea sia dovuto alla farina di insetti che un anno fa era a malapena reperibile sul mercato.

CREA / Grafica esplicativa dello studio

Ma l’Ue vuole salvarla

Infine, se l’Unione Europea fosse veramente determinata ad attaccare e combattere contro la dieta mediterranea, difficilmente avrebbe stanziato oltre due milioni di euro per proteggerla e promuovere la sua adozione. Questo è infatti l’obiettivo dell’iniziativa Mediet4all supportata dal programma PRIMA dell’UE, con lo scopo di introdurre pratiche di agricoltura sostenibile e gestione delle risorse idriche nella regione euromediterranea. Nello specifico, Mediet4all punta a supportare le persone nella transizione dal consumo di grandi quantità di alimenti ultra-processati, che negli ultimi anni è aumentato moltissimo, all’adozione della dieta mediterranea. Nel pratico, verrà creato un database di ingredienti adatti alla dieta mediterranea e di dove reperirli, per poi usarli in ricette che dovrebbero essere adottate da hotel, mense, e da ristoranti per asporto.

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