Dopo Amadeus, anche Ranucci e Sciarelli con un piede fuori dalla Rai. Usigrai: «Sarebbe una perdita dolorosa»
L’addio di Amadeus alla Rai potrebbe non essere l’ultimo, dopo quelli della scorsa estate. O, almeno, è ciò che ha anticipato La Stampa nella sua edizione odierna. A volare verso nuove reti potrebbero essere, infatti, altri volti importanti dell’azienda di viale Mazzini: Sigfrido Ranucci di Report, Federica Sciarelli di Chi l’ha visto e Francesca Fagnani e la sua trasmissione Belve. Sull’indiscrezione di stampa è intervenuta oggi anche l’Usigrai, l’organizzazione sindacale dei giornalisti dell’azienda, che ha denunciato in una nota la situazione. «Indiscrezioni di stampa danno per imminente l’addio alla Rai anche di altri due volti importanti dell’azienda, Sigfrido Ranucci e Federica Sciarelli. Due professionisti che per Usigrai sarebbero una perdita ancor più dolorosa perché si tratta di giornalisti interni da sempre impegnati nella ricerca della verità attraverso inchieste che hanno fatto la storia dell’azienda», si legge nel comunicato dell’esecutivo dell’Usigrai.
«Peraltro, è notizia di questi giorni – aggiunge il sindacato – la decisione della Rai di cancellare le repliche di Report dal palinsesto estivo. Si rinuncia a un prodotto di qualità a costo zero pur di rimuovere Ranucci dal servizio pubblico. Ci chiediamo se il mandato di questo vertice – che il governo si appresta a riconfermare, almeno in parte – sia quello di distruggere la Rai». Lo stesso Ranucci, con un post su Facebook, non ha smentito la notizia del passaggio a un’altra rete, ma con un messaggio che non ha rassicurato molto i telespettatori. La trasmissione Report «andrà ancora in onda. Almeno fino a giugno», ha scritto il conduttore tv sui social. Per Usigrai in Rai «si fanno investimenti fallimentari, si chiedono sacrifici ai dipendenti, si taglia il budget delle redazioni con ripercussioni inevitabili sulla qualità del prodotto e al contempo si perdono pezzi importanti dell’identità Rai, con gravi danni per gli ascolti e il bilancio», si legge nella nota. Si tratta, quindi, di «una situazione inaccettabile sia per il tradimento della missione della Rai servizio pubblico, sia dal punto di vista sindacale per la progressiva riduzione del perimetro occupazionale che le scelte del vertice comportano», conclude il sindacato.