Il volantino sulla rete 5G e le bufale sui danni alla salute
Sulla disinformazione riguardante la rete 5G abbiamo trattato in numerosi articoli (per esempio qui, qui e qui). Nonostante tutto continuano a circolare condivisioni popolari su Facebook, dove si elenca una serie di caratteristiche di questo standard di quinta generazione delle comunicazioni, diverse delle quali sarebbero nocive alla salute. Noi risponderemo esclusivamente a queste, tralasciando le altre congetture che si rifanno più a delle allusioni ideologiche, sul potenziale uso della rete 5G per «controllarci» o l’eventuale impiego nei conflitti.
Per chi ha fretta:
- Circola un “volantino” dove si mescolano assieme congetture discutibili sull’impatto socio-ambientale della rete 5G e sul presunto pericolo per la nostra salute.
- Tutte le affermazioni sul presunto pericolo a cui ci esporrebbe il 5G sono prive di fondamento, sia a livello tecnologico che fisico.
- È altrettanto sbagliato sostenere che si tratta di una esposizione mai sperimentata prima.
Analisi
Nel “volantino” in oggetto si legge la seguente introduzione: «Rete 5G – non è nuova promozione di telefonia mobile – ecco di cosa si tratta:», a seguito della quale si elencano le seguenti affermazioni:
1. Emissione di pericolose microonde millimetriche mai adoperate prima su larga scala
2. Installazione di migliaia di antenne in ogni dove (più del doppio di quelle attuali)
3. Sensori, telecamere, microcelle e satelliti che trasmettono e controllano no-stop
4. Fitta rete di radiazioni elettromagnetiche attiva 24/24
5. Danni irreparabili alla salute: alterazioni, disfunzioni e forme tumorali
6. Controllo sociale e trasformazione digitale dei territori
La rete 5G è pericolosa per la nostra salute?
Davvero la rete 5G è caratterizzata da «pericolose reti millimetriche mai adoperate prima su larga scala»? Per la verità se si chiama 5G è perché si tratta della quinta generazione tecnologica che implica l’utilizzo di onde elettromagnetiche non ionizzanti nelle comunicazioni. Anche le precedenti generazioni come il 3 o il 4G sono state oggetto di timori più o meno comprensibili.
«È previsto anche l’utilizzo di frequenze (circa 27 GHz) molto diverse da quelle attualmente utilizzate per la telefonia mobile (800-2,6 GHz), e ciò ha portato a parlare di frequenze “inesplorate” dal punto di vista degli effetti sulla salute. In realtà sono stati già condotti alcuni studi sulle onde a qualche decina di GHz (più vicine alle frequenze di circa 27 GHz). Inoltre quelle usate dal 5G appartengono comunque all’intervallo delle radiofrequenze – spiega Alessandro Polichetti del Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni nella sua nota per l’Istituto Superiore di Sanità -, i cui meccanismi di interazione con il corpo umano sono ben compresi, e i limiti di esposizione internazionali (e a maggior ragione i più cautelativi limiti italiani) consentono di prevenire totalmente gli effetti noti dei campi elettromagnetici anche a queste frequenze».
Una quinta generazione di allarmismo ingiustificato
Gli studi sui possibili effetti delle onde elettromagnetiche esistono fin dagli anni ’60, con un particolare incremento negli anni ’90. Parliamo di un totale di circa 28 mila articoli scientifici, dove si evince che i dispositivi coinvolti non hanno mostrato di procurare danni alla salute delle persone. Quanti altri ne servirebbero? Si tratta di una nuova generazione di allarmismo sostenuta dalla cattiva interpretazione di studi preliminari che non dimostrano alcun effetto negativo sulla salute. Del resto parliamo di radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti, come quelle utilizzate nei forni a microonde. Per avere danni alla salute occorrerebbe venire esposti alle radiazioni ionizzanti (come quelle delle sostanze radioattive), capaci di spezzare i legami del nostro DNA, provocando tumori.
Ci sarà una «fitta rete di radiazioni elettromagnetiche attiva 24/24» che renderebbe legittimo il principio di precauzione, in quanto tale circostanza potrebbe causare comunque danni? Non proprio. Una delle ragioni per cui si sostiene che la rete 5G minacci le zone verti urbane, è che tale fitta rete sia dovuta alle lunghezze d’onda più corte, che richiedono maggiori antenne per rendere efficiente il 5G, altrimenti il segnale sarebbe così debole da faticare a penetrare gli ostacoli. Ad ogni modo, anche questo genere di preoccupazioni non trova riscontro significativo nella realtà.
«Le potenze di emissione saranno sempre più basse e così il contributo ai livelli di esposizione che in ogni caso dovranno rispettare i limiti precauzionali fissati dalla normativa nazionale – continua Polichetti -, per legge non può portare ad un superamento dei valori di attenzione precauzionali vigenti in Italia, in quanto tali valori di attenzione sono espressi in termini di valori complessivi dovuti a tutte le antenne che generano i campi elettromagnetici presenti in ogni punto dello spazio».
Le radiazioni non ionizzanti secondo lo IARC
Parliamo di «danni irreparabili alla salute: alterazioni, disfunzioni e forme tumorali», tali da giustificare una certa prudenza, rimandando l’implementazione della rete 5G? No, le radiazioni non ionizzanti restano tali anche cambiando la generazione tecnologica nelle quali si impiegano. Tutto ha origine da una pessima interpretazione di quanto riporta lo Iarc, che le classifica nella sua tabella nel gruppo 2B, assieme ad altre 284 sostanze che possono tranquillamente trovarsi in commercio, perché non sono ritenute pericolose. Diamo un contesto della classificazione e sui criteri in base ai quali le sostanze vengono inserite nei vari gruppi, come esposto in un precedente articolo:
Se ci sono sufficienti evidenze di cancerogenicità negli esseri umani la sostanza viene classificata nel gruppo 1; se ci sono limitate evidenze di cancerogenicità negli esseri umani, ma sufficienti evidenze negli animali di laboratorio, la sostanza viene classificata nel gruppo 2A. Se ci sono limitate evidenze di cancerogenicità sia negli esseri umani sia negli animali, la sostanza è classificata nel gruppo 2B.
Conclusioni
Ancora oggi, alla luce dei numerosi studi pubblicati nei decenni sulle onde elettromagnetiche non ionizzanti, non è emerso alcun pericolo rilevante, tale da rendere la rete 5G pericolosa per le persone.
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