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Scontro Italia-Spagna sull’aborto, Meloni a muso duro contro la ministra di Sanchez: «Non sa di cosa parla, eviti di dare lezioni»

17 Aprile 2024 - 22:55 Ugo Milano
L'affondo di Ana Redondo sul possibile coinvolgimento nei consultori dei movimenti pro-vita fa infuriare il governo

L’eco dell’emendamento di Fratelli d’Italia al decreto Pnrr per il coinvolgimento dei movimenti pro-vita nei consultori è arrivato fino a Madrid. Da dove la ministra spagnola dell’Uguaglianza ha commentato: «Permettere molestie organizzate contro le donne che vogliono interrompere la gravidanza significa indebolire un diritto riconosciuto dalla legge. È la strategia dell’estrema destra: intimidire per invertire i diritti, per fermare l’uguaglianza tra donne e uomini». Queste le parole usate da Ana Redondo sui social network, arrivate fino a Roma, che hanno fatto innervosire il governo italiano. «Varie volte ho ascoltati ministri stranieri che parlano di questioni italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni», ha replicato glaciale la premier Giorgia Meloni da Bruxelles, dove è in corso il Consiglio europeo. Alla voce della premier si è aggiunta poco dopo quella della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella. «Suggerisco ai rappresentanti di altri Paesi di basare le proprie opinioni sulla lettura dei testi e non sulla propaganda della sinistra italiana che si dichiara paladina della legge 194 ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo, dal momento che contesta un emendamento che non fa altro che riprodurre alla lettera un articolo della legge sull’aborto in vigore da 46 anni».

Punti di vista

Roccella ribadisce in sostanza quanto sostenuto dalla maggioranza dopo aver presentato l’emendamento, sostenendo che non vuole snaturare la legge 194 che protegge il diritto all’aborto ma anzi implementarlo. Una ricostruzione aspramente contestata dalle opposizioni, che oggi in aula hanno provato a modificare il testo con un emendamento del Movimento 5 Stelle respinto dalla Camera. La proposta pentastellata prevedeva di vietare l’intervento nei consultori a coloro che, «ideologicamente orientati», «tentano di negare le tutele sottese ai servizi che i consultori sono tenuti a garantire per avviare la procedura relativa all’interruzione di gravidanza».

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