Fine vita, la rabbia di Bonaccini contro il ricorso al Tar del governo: «Così si fa battaglia sulla pelle delle persone»
«Si è passato il limite. Non solo si negano i diritti delle persone riconosciuti dalla Corte costituzionale, ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatiche. L’Emilia-Romagna difenderà i propri atti e soprattutto il diritto di un paziente in fine vita a decidere per sé, senza dover chiedere il permesso al Governo e alla destra». Così il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini commenta il ricorso al Tar del Governo contro le delibere regionali sul fine vita. «Il Governo, anziché preoccuparsi di dare una legge al Paese e alle persone che vivono in condizioni drammatiche, sceglie addirittura di boicottare l’Emilia-Romagna che attua la sentenza dalla Corte Costituzionale. Per la destra non basta negare un diritto alle persone sancito dalla Corte: per loro è preferibile che un paziente in condizione di fine vita debba rivolgersi ad un tribunale per vedersi riconosciuto quanto la Consulta ha finalmente sancito», ha dichiarato Bonaccini con un post sui social.
Il ricorso del governo contro l’Emilia Romagna
A febbraio la giunta regionale dell’Emilia Romagna aveva approvato due delibere per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, per garantire le condizioni di diritto dei malati sanciti da una sentenza della Corte costituzionale (n.242/2019). Alle aziende sanitarie sono state inviate delle linee guida, con una time line per agire di massimo 42 giorni dalla domanda fatta dal paziente per dare l’ok o meno alla procedura farmacologica. Entro 20 giorni infatti devono esser fatte le visite mediche sul richiedente per verificare le condizioni del malato e solo previo ok del Corec, il Comitato regionale per l’etica nella clinica, si può proseguire con il trattamento. L’ente deve dare un parere, anche se non vincolante, sui singoli casi. E proprio la sua creazione è uno degli aspetti contestati dal ricorso di Palazzo Chigi al Tar. Valentina Castaldini, consigliera regionale di Forza Italia, ha annunciato infatti che il 12 aprile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato al Tar dell’Emilia-Romagna un ricorso contro la Regione. Venti pagine, che evidenziano la «carenza assoluta di potere» dell’ente di viale Aldo Moro sul tema. Castaldini si dice soddisfatta per l’iniziativa di Palazzo Chigi: «Sono molto contenta che il governo, con questo atto formale, confermi e rafforzi il lavoro di questi mesi, che mi ha portato a depositare un analogo ricorso lo scorso marzo. L’esecutivo ha ritenuto che la strada del ricorso che ho aperto fosse quella corretta e che ci fossero tutti gli estremi per annullare le delibere, come ho sempre sostenuto». L’Emilia Romagna puntava a eliminare, con le due delibere, un allungamento dei tempi sui malati terminali. Ma le sue mosse non sono andate giù all’esecutivo che adesso annuncia battaglia. In Italia il suicidio medicalmente assistito è stato reso legale nel 2019 dalla sentenza della Corte Costituzionale. Ma di fatto risulta difficile da applicare perché c’è un enorme vuoto normativo. Mancano leggi nazionali o regionali su modalità e tempistiche.
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