Salvini al veleno su Draghi: dai tentativi per salire al Colle agli «scivoloni» nella scelta dei ministri – Le anticipazioni del libro
Forse è stato l’appoggio al governo di Mario Draghi ad aver alimentato la perdita di consensi della sua Lega, che nel 2019 aveva superato il 30% e, adesso, lotta per non venire scalzata da Forza Italia intorno all’8%. Oppure c’è il timore che un’eventuale nomina dell’ex banchiere centrale ai vertici delle istituzioni europee possa isolare il suo gruppo, Identità e democrazia, dal Cencelli brussellese. Forse. Quel che è certo è che nel suo ultimo libro, Controvento, Matteo Salvini consuma la sua «vendetta politica» contro Draghi, dando ai retroscena che si sono susseguiti negli ultimi anni il peso di accuse esplicite.
Controvento
Il libro, edito da Piemme, sarà presentato il 25 aprile. La scelta su quali anticipazioni veicolare alla stampa non sembra casuale: nei giorni in cui aumenta il rumore sul possibile ruolo di Draghi nelle alte sfere dell’Unione, ecco che i giornali riportano i ricordi di Salvini sulle elezioni presidenziali di inizio 2022. «Nella conferenza stampa di fine anno – scrive il segretario della Lega -, il presidente del Consiglio aveva fatto intendere di ritenere sostanzialmente conclusa la sua missione di governo. Un’uscita che in molti avevano letto come l’ammissione di voler puntare al Colle». Salvini, nel libro, parla di «un ultimo incontro con il presidente Draghi in cui sondava la disponibilità della Lega del centrodestra in generale per un’eventuale sua ascesa al Colle».
«Ne parliamo dopo»
Quando il leader del Carroccio gli domanda cosa ne sarebbe stato del governo, dopo l’ipotizzato passaggio da Palazzo Chigi al Quirinale, Draghi tergiversa: «La risposta non arrivò – scrive Salvini -. O meglio, ci fu un “Ne parleremo dopo”». L’esecutivo, da quel momento, entra in un travaglio che si concluderà con la fine anticipata della legislatura. Per Salvini, tuttavia, i segnali di delusione si palesano molto prima, già dall’insediamento del governo Draghi. Il nome dell’ex governatore, quando il Colle gli affida l’incarico, gode di «prestigio internazionale. Anche nel centrodestra c’è un’ottima considerazione». Ma la stima del numero uno del Carroccio si consuma subito: «Al di là della cortesia dei primi approcci, il premier Draghi scelse di non condividere con i segretari dei partiti nemmeno la scelta dei ministri. Ricordo che ero a casa quando squillò il telefono. Palazzo Chigi. Da lì a dieci minuti, i nomi degli aspiranti ministri sarebbero stati consegnati al Colle. Ripeto: dieci minuti».
Le nomine
Nessuna considerazione dei leader dei partiti, denuncia Salvini, nessuna condivisione sulle nomine: «Un metodo evidentemente sbagliato». E questo non è «l’unisco scivolone» di Draghi. Qui il passaggio nel libro assume le tinte di un attacco politico ai partiti, oggi rivali, della maggioranza di allora: «La disastrosa Luciana Lamorgese confermata al Viminale, per non parlare di Roberto Speranza alla Salute, fino all’irriducibile Luigi Di Maio agli Esteri». Ma il testo non manca di tornare a colpevolizzare «quel governo – che – non fece assolutamente nulla nella direzione» sul fisco. Ora, una domanda resta aperta: rievocare gli «errori di quel governo» basterà ad azzoppare l’ascesa di Draghi in Europa, come accaduto nel 2022 per la sua salita al Colle?