Messina Denaro e il mistero dei tatuaggi, la lettera alla sorella: «Per quei segni ti ho spiegato il significato»
Continuano in maniera scrupolosa le indagini dei carabinieri del Ros su Matteo Messina Denaro, il boss stragista morto il 25 settembre scorso all’ospedale de L’Aquila, dove era ricoverato mentre scontava l’ergastolo al 41 bis nel carcere de “Le Costarelle”. Al vaglio degli investigatori anche i suoi tatuaggi. Sul petto, a destra, Messina Denaro si era fatto incidere: «Tra le selvagge tigri». Sull’avanbraccio, sempre destro, invece: «Ad augusta per angusta». Su quello sinistro: «VIII X MCMLXX- XI (8/10/1981, ndr)». In uno dei suoi quaderni spiegava, ricorda la Repubblica, «I miei tatuaggi non sono per seguire la moda del momento, sono il mio vissuto e servono a non dimenticare».
I pizzini ritrovati nell’abitazione della sorella
Di quei tatuaggi ne aveva anche parlato con sua sorella Rosalia, che si trova in carcere dallo scorso marzo. Durante la perquisizione nell’abitazione della donna, i carabinieri avevano trovato un biglietto con la scritta «C tatuaggio». Un altro pizzino riportava, invece, la frase: «Ad augusta per angusta», con una data, poi cancellata, quella del 24 giugno 2012. Poi ancora: «Alla gloria attraverso la sofferenza o cose gloriose attraverso la tristezza». E pure: «23/4 2013 19 anni e mezzo. Cuore 20 giugno 2016. Cose gloriose cose tristezza. 24/6 2012 Tigri annientata così». Frasi, queste, che hanno tutte a che vedere con i suoi tatuaggi. Nel covo di Messina Denaro le forze dell’ordine hanno inoltre trovato una lettera indirizzata sempre alla sorella, ma mai inviata, dove faceva riferimento ai suoi “segni”: «Per quei segni che io ho chiamato C li hai visti e per iscritto ti ho spiegato il significato, non so se li hai visti bene vista la precarietà di tutto. Comunque ora sai che ci sono questi C e ne sai il significato».
Il tatuatore
Il giorno che ricevette le sue tre sorelle in carcere, il boss mostrò i suoi tatuaggi: «Augusta per angusta l’ho fatto a giugno 2012. Alla gloria attraverso la sofferenza lo feci per mia figlia, quando se ne andò». Sempre in prigione, Messina Denaro accennò pure qualcosa sulla data 8/10/1981, tatuata sul braccio sinistro: «Questa è una data per me importante», disse. Ma non aggiunse altro. Infine, accennò all’ultimo tatuaggio: «Questo l’ho fatto sette, otto anni fa». I magistrati gli chiesero più volte di quei tatuaggi: durante un interrogatorio, Messina Denaro rispose di averli fatti «in via Rosolino Pilo», nel centro di Palermo. Eppure il tatuatore, ascoltato dai carabinieri, ha escluso di avere avuto fra i propri clienti un «uomo che ha i tratti somatici di Matteo Messina Denaro». Ma dai suoi archivi, messi a disposizione degli investigatori, è emerso come il 29 giugno 2012 aveva fatto un tatuaggio Andrea Bonafede classe 1969, uno dei fidati di Messina Denaro. Mentre il giorno prima, il 28 giugno, è segnato il nome di un’altra persona di Campobello di Mazara. Gli investigatori l’hanno convocato in caserma, ma non ha alcun tatuaggio. È probabile – scrive il l’edizione siciliana di Repubblica – che nel 2012, il latitante utilizzasse quest’altra identità.
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