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Caso Scurati, lo storico Franco Cardini: «Telemeloni è la deriva a destra del politicamente corretto»

21 Aprile 2024 - 09:30 Redazione
Lo storico a La Stampa: «Non credo sia attribuibile a lei ma agli ipermeloniani che sfortunatamente le stanno intorno, e collaboratori senza alcuna cultura»

«Non trovo spiegazioni alla censura, sono in disaccordo con Scurati su molte cose ma il punto grave oggi è la censura. Si sta verificando purtroppo quel che prevedevo da tempo. Temevo che la via del politically correct avrebbe fatalmente portato ad azioni censorie. Quando si glorifica la tolleranza, quando si punta alla perfezione e a una società irreprensibile, quando si crea un sistema in cui, com’è da alcuni anni da noi, diventa impossibile mancare di rispetto a qualcuno si finisce automaticamente con la censura. È il tragico destino delle utopie, basti pensare che con le migliori intenzioni gli illuministi hanno combinato la rivoluzione francese..». Queste le parole dello storico toscano Franco Cardini, che in un colloquio a La Stampa parla della deriva del politicamente corretto. A destra.

«Ora si è badato a evitare posizioni troppo filopalestinesi, filoputiane, adesso troppo antifasciste»

«Telemeloni – aggiunge – è la variabile di destra del politicamente corretto. Come si è badato finora a evitare le posizioni troppo filopalestinesi, quelle troppo filoputiniane, ora magari c’è chi vuole evitare quelle troppo antifasciste per non offendere chi, secondo loro, cadde ideali sbagliati ma con onestà. Comunque non credo che Telemeloni sia attribuibile a Meloni ma agli ipermeloniani che sfortunatamente le stanno intorno, e collaboratori senza alcuna cultura». Sul fatto se Giorgia Meloni riuscirà a pronunciare la parola antifascista replica: «Penso che l’antifascismo non sia un concetto chiaro perché ce ne sono tanti e incompatibili fra loro: il fascismo per esempio, aveva cose in comune con il socialismo che era però antifascista. Detto ciò, bisogna chiedere a Meloni e ai suoi. Non ho visto da parte di questo governo grandi progetti di revisione del fascismo o moti di interesse che non siano il richiamo a farne oggetto di studio storico. Dopodiché se il caso Scurati non fosse appunto un caso ci sarebbe da preoccuparsi, se davvero basta evocare Matteotti per essere silenziati altro che 1924…».

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