Elly Schlein rompe gli indugi e si candida alle Europee. Ma sul suo nome nel simbolo il Pd si spacca: «Decisione rinviata»
«Sono disponibile a dare una mano con spirito di servizio, mi candido a dare una spinta a questa meravigliosa squadra e a un progetto di cambiamento del Pd e del Paese». Sono queste le parole della segretaria del Pd, Elly Schlein, nella relazione alla direzione del partito, tenuta al Nazareno a Roma, che annunciano la sua candidatura alle elezioni europee di giugno. Per ore era sembrato che sul simbolo del adottato sarebbe apparso il nome della segretaria, una scelta inusuale per il Pd, meno personalistico di altri partiti. Ma i tentennamenti rimangono, perché la decisione è stata rinviata. Nel mentre la segreteria dovrà decidere quale approccio adottare per assicurarsi il maggior numero di consensi. Quel che è certo è che Schlein sarà capolista al Centro e nelle Isole, Lucia Annunziata al Sud.
Schlein sì o Schlein no?
Quella del Pd è «una squadra plurale e competente, sperando di eleggerla tutta per lavorare in Europa, mentre io sarò qua nel confronto quotidiano da segretaria, nel Parlamento, con Giorgia Meloni per le sue scelte scellerate per l’Italia», ha aggiunto Schlein, specificando quindi che non accetterebbe il seggio all’Europarlamento anche dovesse vincerlo. La questione del nome sul simbolo ha comunque qualche malumore dentro il Partito democratico, oltre ad essere criticata dall’ormai nemico Giuseppe Conte. Secondo quanto viene riferito non è andata bene l’informazione trapelata nell’annuncio dato da Stefano Bonaccini in direzione, dopo l’intervento della segretaria, anche se è stato precisato che la scelta, che rimane sul tavolo, verrebbe «solo per questa competizione elettorale».
Prodi: «Non ha senso mettere il nome di chi non va a Bruxelles»
Più moderato nei toni, ma essenzialmente d’accordo con Conte è anche Romano Prodi. «Onestamente quello che sta succedendo nelle candidature alle europee vuol dire che non mi dà retta nessuno», ha dichiarato da La Repubblica delle Idee, manifestazione organizzata a Napoli dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. «Io faccio dei ragionamenti sul buon senso perché così si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso. Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia», ha aggiunto l’ex primo ministro.
Cuperlo: «Non sei Renzi, né Meloni. Siamo più forti senza il nome»
«Le elezioni europee non sono un’elezione monocratica. Il nome del simbolo è sempre conseguente a un modello di legge elettorale. In questo caso si vota il Pd. Mettere il nome del simbolo implica obiettivamente una identificazione che presuppone un’idea di politica e un modello di partito che fino ad oggi non è mai stato il nostro modello di partito. Noi non siamo FdI, Lega, Fi, Iv o Azione. Elly te lo dico per la considerazione e la stima che è cresciuta nei tuoi confronti in questo anno o poco più di tua segreteria: tu non sei Giorgia Meloni, non sei Matteo Salvini, non sei Tajani, non sei Renzi, non sei Calenda», ha detto intervenendo in direzione Pd Gianni Cuperlo. «Tu sei meglio di tutti questi personaggi che ho appena citato. Tu sei meglio di questi personaggi qui che ho appena citato e vieni da una cultura diversa. Guiderai questa comunità, ma sarai più forte tu e noi se rimarremo una comunità, evitando di imboccare un sentiero che non è mai stato il nostro», ha precisato. Contro questa ipotesi, ci sono diversi esponenti, secondo quanto viene riferito, anche Paola De Micheli.
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