Fabio Fazio grazia la Rai dopo il caso Scurati: «Nonostante la rottura faccio il tifo per lei, ma ora volti pagina» – Il video
L’epurazione di Antonio Scurati dalla Rai, almeno per una sera, è il caso politico-mediatico che ha tenuto banco per tutto il weekend. Impossibile non arrivasse anche al tavolo della domenica sera di Che tempo che fa. Anche perché tra gli ospiti più attesi della serata condotta da Fabio Fazio c’era anche Roberto Saviano, egli stesso estromesso negli scorsi mesi dai palinsesti Rai, con un programma (Insider) bloccato prima di andare in onda a puntate già registrate. «E nel mio caso non ci fu la levata di scudi che s’è vista nelle scorse ore con Scurati», ricorda con un pizzico di amarezza lo scrittore napoletano. «Se vi comportate come lui, farete la sua fine», era il messaggio che già allora i vertici del governo volevano dare a tutti gli altri artisti, sostiene Saviano, secondo cui il risultato è ora sotto gli occhio di tutti. Ma a dire la sua sulla vicenda, una volta tanto, è anche lo stesso conduttore del talk: Fabio Fazio. Che di voce in capitolo ne ha anch’egli eccome, considerata la turbolenta fine anche del suo, di rapporto con la Rai, meno di un anno fa. Come valuta dunque il cortocircuito verificatosi con lo stop al monologo di Scurati sul 25 aprile Fazio? Con incredulità, come tanti: «È sorprendente che nel 2024 non siamo ancora d’accordo su valori fondativi che dovrebbero essere assodati: l’antifascismo, il 25 aprile e dunque la libertà, compresa quella di consentire a chi la pensa diversamente di parlare lo stesso». Il servizio pubblico, ricorda poi Fazio, «dovrebbe essere di tutti, lo dice la parola». Fin qui le considerazioni generali, quasi ovvie. Poi arriva però la nota personale, nel segno del ramoscello d’ulivo: «Come voi sapete sin dal primo giorno, nonostante io e Luciana siamo stati ritenuti incompatibili, io faccio il tifo per la Rai perché è anche mia, è di tutti noi. Per questo spero con tutto il cuore in un futuro diverso dal clima di queste ore, perché c’è la possibilità di crearlo». Wishful thinking?