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Il nuovo album di Michele Bravi: «Un disco da poetessa e da pornostar» – L’intervista

21 Aprile 2024 - 07:06 Gabriele Fazio
«Mi sono concesso la libertà di fare tutto da solo. Pensavo fosse un eccesso di arroganza, in realtà mi ha dato modo di capire tanto di più», ha detto il cantante a Open

Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi, il titolo del nuovo album di Michele Bravi in realtà suona come una domanda. Lui, Michele Bravi, ex X Factor, giudice ad Amici, per rispondere si è affidato agli scritti di Oliver Sacks, neurologo e autore di fama mondiale, e ha scelto di comporlo girando in viaggio per l’Europa tra Parigi, Londra, Amsterdam e Milano. Il risultato è un disco divisibile in tre capitoli: lo sguardo, l’immagine e l’iride. «Lo sguardo – come spiega nelle note stampa – è cosa vorremmo vedere con gli altri, l’immagine è cosa vediamo degli altri e l’iride è cosa cerchiamo di non far vedere agli altri». All’interno due collaborazioni, una con Carla Bruni sul singolo Malumore francese, già fuori da due settimane, l’altra con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, che scrive per lui Ti avessi conosciuto prima, anche se per la prima volta Bravi, come spiega nell’intervista, si sente maggiormente investito da responsabilità, sia per quanto riguarda i testi che per quanto riguarda le produzioni: «È un disco che racconta un periodo di autonomia che non pensavo di avere, io in passato scrivevo le mie cose con il supporto di un team che mi aiutava a trovare una geometria nelle canzoni, come se volessi togliermi un pochino di responsabilità. In questo disco – prosegue – mi sono concesso la libertà di fare tutto da solo. Pensavo fosse un eccesso di arroganza, in realtà mi ha dato modo di capire tanto di più» .

L’ambient musicale è ormai quello tipico di Michele Bravi, tra delicatezza ed intensità, una spietata ricerca interiore, come essere umano e come artista. Tutte emozioni che, come racconta a Open, riporterà dal vivo in due serate speciali (il 12 maggio al Teatro Dal Verme di Milano e il 26 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma) con una modalità chiara: «Non mi importa che ci sia lo stesso suono, mi importa che ci sia lo stesso impatto emotivo».

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