Elezioni Basilicata, crollano i 5 stelle: quando si alleano con il Pd alle regionali, il flop è assicurato
Da sempre, il Movimento 5 stelle ha un rapporto difficile con le elezioni amministrative. Il consenso raccolto a livello nazionale, quando si tratta di votare per un sindaco o un presidente di Regione, si comprime al punto da diventare, spesso, ininfluente. Ma la Basilicata, negli ultimi cinque anni, era diventata un fortino di voti per Giuseppe Conte. Alle ultime elezioni politiche nazionali, in terra lucana il Movimento ha conquistato il 25% delle preferenze: primo partito nella regione, con un distacco di 7 punti percentuali dall’arrembante Fratelli d’Italia, secondo. E cinque anni fa, quando si sono disputate le regionali che hanno visto trionfare Vito Bardi – oggi riconfermato – i grillini si erano dimostrati già i più forti nelle urne lucane, ottenendo il 20,32% delle schede. Il 22 aprile 2024, questa certezza si è dissipata. Cosa è cambiato, in un solo lustro? La verità è che è cambiato tutto. Cinque anni, ormai, corrispondono a un’eternità se tarati con il tempo della politica. I flussi di voti si muovono troppo velocemente e non ha molto senso, nemmeno per la coalizione vincente del centrodestra, fare confronti con le regionali del 2019. La Lega prese quasi il triplo delle preferenze di oggi – il 19,15% -, Giorgia Meloni il 5,91%, percentuale simile a quella raggiunta adesso da Alleanza verdi sinistra. La comparazione 2019-2024 non può reggere.
Ciò che invece appare assodato è il danno elettorale che i 5 stelle subiscono ogni volta che corrono insieme al Partito democratico. Prendiamo a esame le ultime cinque elezioni regionali dove i due partiti si sono alleati. Quelle in Basilicata sono già state enucleate, per quanto concerne il consenso grillino. La dimensione della débâcle, tuttavia, è maggiore se accostata ai risultati delle altre liste del centrosinistra. Non tanto per il Pd che, attestandosi oltre il 14%, raddoppia quel 7 virgola qualcosa del Movimento. Più che altro è bruciante il sorpasso subito dalla lista civica Basilicata casa comune, che fa riferimento ad Angelo Chiorazzo. Per qualche giorno, l’imprenditore – descritto dalla Stampa come «il re delle coop bianche con solidi agganci in Vaticano» – è stato il possibile candidato del centrosinistra. Il Pd lo ha sostenuto, il M5s ha posto il veto. Ed ecco che, nelle urne odierne, Chiorazzo si è preso una quota di preferenze che oscilla tra il 10% e l’11%. Guardando alle altre quattro tornate regionali più recenti, quando il M5s si è alleato con il Pd, il suo bacino di elettori si è sempre sfarinato.
Abruzzo 2024. Il Movimento 5 stelle ha preso il 7,01%. Un anno e mezzo prima, alle politiche, del 2022, Conte conquistò il 18,5% sullo stesso territorio. Alle regionali del 2019 – con il beneficio del tanto tempo passato -, i 5 stelle da soli ottennero per la loro candidata il 20,2% delle preferenze. Ancora un passo indietro, Sardegna 2024. Per la prima volta nella storia, un’esponente grillina diventa presidente di Regione. Ma alla vittoria di Alessandra Todde, il Movimento ha contribuito con il 7,77%: quasi la metà della percentuale del Pd ma, soprattutto, quasi un terzo del 21,8% guadagnato alle politiche del 2022. Molise 2023: il Movimento alleato dei Dem si è fermato al 7,1%. Era il 25 e il 26 giugno. Nove mesi prima, alle politiche, nella regione i grillini si erano affermati come primo partito al 24,3%. Friuli-Venezia Giulia, urne aperte il 2 e il 3 aprile 2023. Il partito di Conte svaniva al 2,4% nell’abbraccio con il Pd, che qui prendeva il 16,5%. Alle elezioni del 25 settembre 2022, invece, aveva ottenuto il triplo dei voti, attestandosi sul 7,2%. Ultime regionali sotto la lente, quelle del 12 e 13 febbraio 2023 in Lombardia. Conte ha sostenuto il Dem Pierfrancesco Majorino, contribuendo alla sua sconfitta con un esiguo 3,93%. Quattro mesi e mezzo prima, alle politiche, su suolo lombardo, i 5 stelle avevano preso il 7,5%. Da Nord a Sud, dunque, la dinamica si ripete: la tornata lucana appena conclusa dimostra ancora una volta che l’alleanza tra Pd e 5 stelle nelle regionali non giova al consenso di Conte.
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