Giuseppe Conte contro Giorgia Meloni per la censura a Scurati: «Non esiste il fascismo buono»
Giuseppe Conte all’attacco di Giorgia Meloni per il caso di Antonio Scurati. «Basta con la favoletta del fascismo buono», dice intervistato dal vicedirettore Francesco Bei sul palco dell’edizione napoletana della Repubblica delle idee. «Io mi riconosco nella Costituzione che ha un chiaro sentimento antifascista. Chi si riconosce nella Costituzione non può non dichiararsi antifascista. Quello che è accaduto con Scurati è grave. Abbiamo una premier furba e talvolta menzognera che ha pubblicato il testo accompagnato dalla denigrazione dell’autore, citando il presunto compenso, mettendo tra virgolette il fatto che corrisponde allo stipendio medio mensile di molti dipendenti. Tra l’altro da che pulpito, da chi non vuole il salario minimo legale. Sono delle operazioni furbe che non superano la denigrazione», premette.
L’affondo
Poi l’affondo: «Scurati dice una cosa evidente: Meloni non si dichiara antifascista perché vuole continuare a conservare un bacino di riferimento a cui accreditare il fatto che sia esistito un fascismo buono. Questa ricostruzione va contrastata perché non c’è un fascismo buono. Questa favoletta va ripudiata. Fra qualche settimana ricorrerà il centenario dell’omicidio di Matteotti, che è successo nel periodo del fascismo pseudo buono».
L’ex premier respinge l’accusa al M5s di accordarsi con la destra per i posti in Rai: «Rispondo che il Pd è passato da un’occupazione della Rai dal 70 % al 55%. Noi siamo stati buttati fuori, calpestati e smanacciati brutalmente dal servizio pubblico che dovrebbe tenere conto di tutte le forze politiche. Ora ci è stato riconosciuto da questo governo quasi il predellino. Ma non ho fatto alcun accordo con la Meloni. Il nostro obiettivo, ci stiamo lavorando concretamente, è costruire gli stati generali per buttar fuori la politica dalla Rai. Dopo le Europee vedremo chi è a favore a chiacchiere e chi con concretezza».
Le europee
Poi rivela che non si candiderà alle elezioni europee dell’8 e del 9 giugno: «Io no. Per me è stato naturale non farlo, sono regole elementari che abbiamo nel M5S. Da noi non è possibile farsi votare e non essere conseguente. Queste sono prassi di buona politica e mi permetto di dire ai leader che stanno pensando i candidarsi che questo è un modo per ingannare gli elettori».
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