I sospetti di «censura» in Rai, dopo Scurati i casi delle scrittrici Terranova e Guerra: il monologo mai andato in onda e l’invito rimangiato all’ultimo
Emergono altri due casi di sospetta censura in Rai dopo il caso del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. I casi riguardano ancora una volta «Che sarà» su Rai3 condotto da Serena Bortone e sono stati denunciati da altre scrittrici: Nadia Terranova e Jennifer Guerra. Intervistata dal quotidiano «Il Manifestato», Terranova ha parlato del suo caso che risale allo scorso marzo. Erano i giorni in cui era scoppiata la polemica per le cariche della polizia sul corteo degli studenti di Pisa. Terranova ha raccontato di essere stata contatta dalla redazione del programma, che le aveva chiesto di scrivere un monologo sulla vicenda e che lei stessa avrebbe dovuto leggere. «L’ho fatto, ma il testo non è stato reputato adatto alla puntata».
Il caso di Nadia Terranova
La scrittrice ha detto di essere rimasta «abbastanza stupita quando mi è stato chiesto di cambiare il mio monologo». Nell’intervista Terranova ha aggiunto: «Evidentemente ci sono dei temi di cui è meglio non parlare. Io l’ho sperimentato con il mio monologo sulle cariche agli studenti di Pisa, ma come vediamo non è l’unico caso». La scrittrice cita per esempio il caso della querela di Giorgia Meloni contro il filologo Luciano Canfora: «A me sembra che quasi ci si aspetti una forma di autocensura. Quando ho raccontato questa vicenda alle persone che conosco mi è stato detto: “be’, ma che ti aspettavi?”. “Come se si desse per scontato che si possa essere scomodi ma solo fino a un certo punto. Ecco, per paradosso, quasi preferisco chi è dichiaratamente servile a chi accetta di essere scomodo ma solo un po’».
Il caso di Jennifer Guerra
C’è poi il caso di Jennifer Guerra che a Brescia Oggi ha detto di essere stata «trattata come Antonio Scurati». La scrittrice racconta di essere stata invitata alla trasmissione «Quante storie» di Serena Bortone, ma la sua partecipazione è saltata all’ultimo. «La mia partecipazione era data per certa», dice la scrittrice 29enne che si occupa di tematiche femministe. Ma ha saputo del dietrofront dopo «una telefonata con un’autrice» il giorno prima della messa in onda. «Visto che il tema della puntata erano i diritti delle donne, ho risposto alle domande dell’autrice (che non ricordo nel dettaglio) criticando le azioni del governo Meloni, in particolare sul tema aborto. Non c’era ancora stato l’emendamento del Pnrr, ma le avevo detto che Meloni stava legittimando gli antiabortisti e minando il diritto di aborto in maniera subdola».
La scrittrice dice che ancora alla fine della telefonata le viene ripetuta «che di lì a poco avrei saputo come collegarmi alla trasmissione». Ma da quel momento «non ho più avuto notizie del programma fino alle 10 di sera. L’autrice mi scrisse un messaggio per dirmi che le dispiaceva ma che non c’era spazio in scaletta per il mio intervento. Ricordo bene che dissi subito a mio marito che sospettavo che il collegamento fosse saltato perché avevo criticato il governo. Dopo la questione Scurati sono ancora più convinta che i miei sospetti fossero fondati». Guerra è certa che non ci siano responsabilità da parte dell’autrice o della conduttrice: «Anzi, il suo comportamento dopo la censura di Scurati è stato davvero ammirevole. Non pensavo mi sarei ritrovata a parlare di censura, ma adesso tutto mi fa pensare di averla subita».
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