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Confermate le condanne per i contabili della Lega Di Rubba e Manzoni: l’inchiesta sulla Lombardia film commission

23 Aprile 2024 - 14:12 Redazione
Pene ridotte in appello per i due commercialisti, per i quali è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni

La Corte d’Appello di Milano ha confermato le condanne in appello del tesoriere della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, ex contabile per il Carroccio in Parlamento, rispettivamente a quattro anni e sei mesi e tre anni. Ridotta la pena rispetto al primo grado del processo per il caso della Lombardia film commission. I due erano accusati di peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente sul caso della compravendita, tra il 2017 e il 2018, del capannone di Cormano, nel Milanese, acquistato dall’ente regionale e con cui sarebbero stati drenati 800mila euro di fondi pubblici. In primo grado, Di Rubba era stato condannato con rito abbreviato a cinque anni, mentre Manzoni a quattro anni e quattro mesi.

L’interdizione dai pubblici uffici

Per Di Rubba i giudici hanno disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e la revoca dell’interdizione legale, stabilita in primo grado. Per Manzoni sono state ritenute prevalenti le attenuanti generiche rispetto alle aggravanti e è stato disposto anche per lui l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, quella dalla professione di commercialista per tre anni e revoca anche in questo caso l’interdizione legale.

La condanna in primo grado

Da un anno nuovo amministratore federale della Lega ed ex presidente di Lombardia film commission, Di Rubba era stato condannato in primo grado per peculato a due anni e 10 mesi. Sia Di Rubba che Manzoni erano stati condannati a versare una provvisionale come risarcimento danni di 150mila euro a Lfc e di 25mila euro al Comune di Milano. Erano state confiscate anche porzioni di due villette sul lago di Garda riconducibili agli imputati. Secondo la sentenza di primo grado del gup Guido Salvini del giugno 2021, i revisori contabili della Lega dell’epoca avevano usato «la loro attività di origine politica» per «ottenere arricchimenti personali» mettendo in pratica un «modello davvero deteriore».

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