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Francesco Pio, la storia del bimbo sbranato da due pitbull a Eboli: «Per averli in casa servono regole»

francesco pio sbranato bimbo pitbull eboli
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Lo zio: «Lo tenevano per la spalla e per i piedi». La sorella: «L'hanno attaccato direttamente»

Si chiamava Francesco Pio il bambino di 13 mesi morto sbranato da due pitbull a Campolongo, frazione di Eboli. Quando i cani lo hanno aggredito era in braccio allo zio Simone. «Li ho visti azzannare mio nipote. Uno lo teneva per la spalla, l’altro per i piedi. Stavo dormendo quando ho sentito le urla e poi mia sorella che mi chiamava. Mi sono svegliato e sono sceso in giardino. Ma non siamo riusciti a salvarlo», è il racconto dello zio Giuseppe. La tragedia si è consumata alle 8 del mattino nel giardino di una villetta bifamiliare. Quando sono arrivati i soccorritori del 118 il bambino era adagiato su un tavolo e avvolto in una coperta, già deceduto. I cani ora si trovano nella “Dog’s Town” di Pignataro Maggiore nel casertano, dove finiscono i randagi del comune. Lo zio era ferito ed è stato medicato.

«Hanno sbranato il padre»

I due cani sono sottoposti a sequestro sanitario e amministrativo da parte dell’Asl e della procura. Per dieci giorni resteranno in osservazione per capire se hanno la rabbia. In questo caso saranno immediatamente abbattuti. Ma la soppressione è prevista anche nei casi di comprovata pericolosità. Sulla vicenda indaga il procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli con il pubblico ministero Alessandro Di Vico. Secondo uno degli zii di Francesco Pio i due cani in passato hanno aggredito un altro pitbull, a quanto pare il loro padre, e lo hanno sbranato. Nella villetta abita anche una amica della madre e degli zii del bambino. Dovrebbe essere lei la proprietaria dei cani, insieme all’ex marito. La donna è stata colta da malore. Oggi gli investigatori la ascolteranno. I cani erano sempre liberi di circolare nello spazio antistante alla casa.

Francesco Pio

Francesco Pio, racconta il Corriere della Sera, era nato l’8 marzo 2023 da una relazione della madre, che si chiama Paola Santoro, con un cittadino del Marocco. Un precedente compagno della donna, dalla quale aveva avuto altri due figli, lo aveva riconosciuto. Originaria di Montecorvino Rovella, lavora come inserviente in un bar di Battipaglia. A Eboli era ospite della proprietaria dei cani. «Forse i cani hanno pensato che il bimbo fosse un pericolo perché non lo hanno mai visto», ha spiegato ai giornalisti la sorella Milena. «Mia sorella mi ha raccontato che i cani l’hanno attaccato direttamente. Non so se fosse in braccio alla mamma o ad altri: c’erano anche i miei due fratelli in casa, forse era in braccio ad uno di loro, credo di sì. I cani non conoscevano il piccolo perché quando lui usciva venivano allontanati. Forse sono scappati dalla stanza quando lo hanno visto. Sono di un’amica che abita qui. Li conoscevamo, ma non si sono mai buttati addosso a noi».

«Liberi di circolare»

Il sindaco di Eboli Mario Conte dice invece che i cani erano sempre liberi di circolare nello spazio antistante alla casa. Il comune si farà carico delle spese per i funerali. Paola Santoro sarebbe arrivata dall’amica domenica sera. Secondo Conte la madre della vittima abitava invece a qualche centinaio di metri dalla zona in cui è avvenuta la tragedia. Marina Pompameo, direttore dell’area veterinaria della Asl Napoli 1, spiega oggi al Mattino che per i cani “morsicatori” c’è un’ordinanza ministeriale, quella del 6 agosto 2013, che prevede l’utilizzo del guinzaglio e della museruola nelle aree urbane. La legge regionale 3 del 2019 all’articolo 10 prevede un registro aggiornato dei cani a rischio elevato di aggressività, con prescrizioni. Quando avviene un’aggressione la Asl ne valuta il contesto.

Possesso responsabile

«I veterinari attribuiscono un punteggio in base al tipo di aggressione, della prevedibilità e della ripetibilità dell’evento. Oltre alle caratteristiche del morso, alla condizione psicofisica dell’animale e alla sua corretta gestione», spiega Pompameo. Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anvi), spiega oggi a Repubblica che «ci vorrebbe un regolamento, come avviene nell’80% dei paesi europei: lo chiamano possesso responsabile». Ovvero regole restrittive per chi possiede cani come pitbull, dogo argentino e corso. «Tra queste c’è l’assicurazione e l’obbligatorietà di intraprendere un percorso con un veterinario, prima di avere il cane in casa, per sapere come educarlo e come rapportarsi a lui. Poi, superata questa fase, gli viene consegnato».

Le regole per i bambini

Melosi spiega che i pitbull «non sono una razza riconosciuta dall’Enci. Tutti i cani teoricamente a certe condizioni possono essere “pericolosi” in quanto istintivi. Hanno delle reazioni perché avvertono un pericolo che è solo nella loro mente e che interpretano come un avvertimento, un allarme e quindi reagiscono mordendo. Ovvio che se si ha a che fare con la reazione di un bassotto, il problema sarà piccolo; un pitbull per le sue caratteristiche fisiche — muscoli e dentizione — può creare problemi seri». Infine, il veterinario spiega le regole per i bambini: «Prima regola: un cane e un bambino non dovrebbero mai stare insieme da soli in una stanza, soprattutto se si parla di cani da combattimento o da difesa. I cani considerano i bambini dei loro pari perché sono della stessa altezza e non rispettano le regole del contatto quando si avvicinano, per cui possono reagire mordendo».

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