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Ecodesign e «diritto alla riparazione», via libera del Parlamento Ue alla stretta su fast fashion e consumo di massa

Luce verde dell'Eurocamera a due provvedimenti che puntano a garantire la sostenibilità ambientale dei prodotti. Ecco cosa prevedono

Da Strasburgo – Da un lato, nuove regole per rendere i prodotti più sostenibili fin dalla fase di progettazione. Dall’altro, garantire ai cittadini un vero e proprio «diritto alla riparazione». Oggi il Parlamento europeo ha dato il via libera a due provvedimenti nel segno della sostenibilità. Il primo è il regolamento sull’ecodesign, che ha come relatrice l’italiana Alessandra Moretti, eurodeputata del Pd. Il provvedimento aggiorna una precedente direttiva del 2009 e ha l’obiettivo dichiarato di rendere alcuni prodotti più durevoli, affidabili, riparabili e riciclabili. La novità più rilevante riguarda l’introduzione di un «passaporto digitale» dei prodotti, che fornirà informazioni sulla sostenibilità ambientale e la loro origine. Uno strumento in più a disposizione dei consumatori per fare scelte consapevoli, ma anche un incentivo alle imprese a lavorare con sempre maggiore trasparenza e affidabilità. L’altro provvedimento a tema sostenibilità approvato oggi dall’Eurocamera è la direttiva sul diritto alla riparazione, che obbliga i venditori a dare priorità alla riparazione dei prodotti difettosi quando risulta più conveniente della sostituzione totale.

La stretta sulla fast fashion

Il settore più coinvolto dal nuovo regolamento sull’ecodesign è indubbiamente quello della fast fashion, ossia quelle aziende della moda che immettono sul mercato un prodotto in tempi molto brevi e a prezzi spesso ridotti. Una pratica che, come svelato da numerose inchieste, nasconde spesso una filiera fatta di sfruttamento dei lavoratori e pratiche altamente inquinanti. Il regolamento approvato oggi dall’Eurocamera non riguarda i veicoli a motore, già disciplinati con altri provvedimenti europei, ma anche i prodotti che hanno impatto sulla difesa o sulla sicurezza nazionale. Il regolamento introduce inoltre il divieto diretto di distruzione dei prodotti tessili invenduta, una pratica oggi utilizzata soprattutto dai colossi della fast fashion. Le piccole e microimprese sono esentate da tale divieto, mentre le imprese di medie dimensioni beneficeranno di un periodo di tolleranza lungo sei anni. Per i colossi del settore il divieto scatterà invece due anni dopo l’entrata in vigore del regolamento.

Consumo di massa e diritto alla riparazione

L’altro provvedimento approvato oggi a Strasburgo riguarda la direttiva per rendere le riparazioni più accessibili per i consumatori anche dopo la scadenza della garanzia legale. Previsto l’obbligo per i produttori di riparare elettrodomestici come lavatrici, aspirapolvere e smartphone, concedendo al consumatore di prendere in prestito un altro dispositivo mentre il proprio è in riparazione. Per facilitare il processo di riparazione, sarà istituita una piattaforma online europea con sezioni nazionali. Attraverso queste piattaforme, i consumatori di ogni Paese Ue potranno trovare officine di riparazione locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione guidate dalle comunità locali. A spiegare l’obiettivo della direttiva è René Repasi, eurodeputato tedesco e relatore del provvedimento: «In futuro sarà più semplice ed economico far riparare i prodotti invece di acquistarne di nuovi e costosi». La direttiva sul diritto alla riparazione ha bisogno ora dell’ultimo via libera del Consiglio. A quel punto, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla.

In copertina: L’aula del Parlamento europeo a Strasburgo (EPA/Ronald Wittek)

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