Auto, Paolo Berlusconi apre le porte dell’Italia ai cinesi di Dongfeng
Il governo italiano sta trattando con il colosso dell’auto cinese Dongfeng per aprire una fabbrica da 100mila veicoli l’anno. E sarà la famiglia Berlusconi ad accompagnare l’azienda di Stato di Pechino nel mercato italiano, investendo nel 10% di DF Italia, ovvero il rivenditore ufficiale dei suv elettrici di lusso del gruppo. Paolo Berlusconi, con la figlia Alessia, il 21 febbraio scorso hanno infatti depositato – attraverso la loro holding Pbf – l’atto costitutivo di DF Italia, che sarà amministrata da Bruno Giovanni Mafrici (a cui fa capo l’altro 90%). Quest’ultimo ha presentato, al Salone del Mobile di Milano, i modelli del marchio Voyah con cui il gruppo Dongfeng debutterà in Italia: il suv elettrico Free e la monovolume Dream e il progetto di un’avveneristica auto a guida autonoma Icozy. Nello stesso contesto, Qian Xie, che è il responsabile delle attività europee di Dongfeng, ha rivelato le trattative preliminari con il governo italiano che nelle prossime settimane sarebbe già pronto a offrire a Dongfeng, che punta a produrre 100.000 auto ibride all’anno destinate sia al mercato italiano che a quello allargato dell’Europa, una lista di siti produttivi.
I contatti con l’esecutivo italiano ci sarebbero già stati. Il 17 aprile il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva, infatti, confermato la presenza di «un’interlocuzione con diverse case automobilistiche non soltanto asiatiche». Ma Dongfeng ha già firmato diversi accorsi per quanto concerne i motori cinesi nelle auto che vengono assemblate in Italia. Assieme a Cirelli Motor Company (Cmc), con sede a Milano e centri produttivi a Bergamo, Alessandria e Verona. Ma anche con Eurasia Motor company, (Eumc) che in provincia di Brescia mota i motori della cinese Geely sui suoi “crossover”. E, infine, con il gruppo Dr Automobiles di Massimo Di Risio, che vende in Italia i suv e importa dalla Cina i componenti (ha accordi con Chery, Baic e la stessa Dongfeng).
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