Il bimbo con una cardiopatia congenita trasferito in Italia dall’Inghilterra: «Lì volevano farlo morire»
Si chiama D.M., ha appena un mese di vita ed è affetto da una grave cardiopatia congenita. Il padre è di Treviso, la madre è nigeriana. Lui ha la cittadinanza italiana ma il padre è residente da anni in Inghilterra. Ma, sostiene il genitore, i protocolli sanitari inglesi non prevedono la cura per questo tipo di patologia. E quindi il neonato, non ricevendo le cure necessarie, sarebbe andato incontro a complicanze ancora più gravi. Mentre un’udienza fissata davanti alla Family Court inglese avrebbe decretato lo stop alle cure. Ora il bimbo si trova all’ospedale pediatrico Bambin Gesù. Per farlo arrivare la presidenza del Consiglio dei ministri ha attivato l’aeronautica militare. Un volo C130 lo ha prelevato e lo ha portato a Ciampino alle 18,30 di martedì 23 aprile.
Le cure e i protocolli
Il padre ha ringraziato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il console italiano a Londra Domenico Bellantone. E tramite il suo avvocato Simone Pillon ha detto al Corriere della Sera: «Ora speriamo che tutto il percorso medico vada per il meglio e si possa giungere presto alla guarigione del nostro bambino». Il bimbo è arrivato a Roma all’interno di un’incubatrice. «Era stata fatta una diagnosi prenatale e per questo i medici inglesi avevano consigliato ai miei assistiti di interrompere la gravidanza», racconta Pillon, che lo scorso anno aveva assistito la famiglia di Indi Gregory. «Ma la coppia è molto cattolica e si è rifiutata di prendere in considerazione l’ipotesi. Sapevano che il bambino avrebbe avuto dei problemi alla nascita ma erano convinti che sarebbe stato comunque curato». Ma il problema è che «i protocolli sanitari inglesi prevedono che le cure possano partire dai due chili di peso del neonato».
L’asticella
Ma una volta arrivati ai due chili, «i medici hanno spostato l’asticella dicendo che il bimbo sarebbe dovuto arrivare almeno a due chili e mezzo. E quindi i genitori hanno capito che era tutto un modo per prendere tempo e condurlo al fine vita. Così hanno deciso di intraprendere il percorso di trasferimento in Italia, in una struttura dedita alla cura dei minori», conclude Pillon. Il Bristol Royal hospital for children si è quindi accordato con il Bambino Gesù. Il cardiochirurgo Lorenzo Galletti ha invece dato immediatamente la sua disponibilità. Il bimbo ha subito due interventi chirurgici per la realizzazione del bendaggio dell’aorta. Già oggi potrebbe tornare sotto i ferri: «I medici hanno detto che la situazione è buona anche se al momento si parla di speranza. E hanno detto che il piccolo ha un gran voglia di vivere», conclude Pillon.
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