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Chiara Ferragni ha bisogno di 6 milioni di euro: «Ricavi crollati dopo gli scandali»

chiara ferragni 6 milioni
chiara ferragni 6 milioni
La sua azienda cerca nuovi soci e capitali freschi. Perdite del 40% dai casi di beneficenza sospetta

Sei milioni di euro. È la cifra di cui ha bisogno Chiara Ferragni a causa dei ricavi crollati della Fenice srl, società che detiene il suo marchio. E per iniettare soldi freschi potrebbe decidere di allargare la compagine azionaria a nuovi soci. I danni d’immagine derivati dal caso Balocco e dalle altre situazioni di beneficenza sospetta non sono ancora calcolabili. Ma quelli economici cominciano a esserlo. Basta guardare a cosa succedeva qualche tempo fa, quando le aziende facevano a pugni per accaparrarsi un suo post sponsorizzato su Instagram. Mentre adesso i ricavi sono quasi azzerati. E d’altra parte la struttura ha costi importanti, a partire dai 30 dipendenti. I consulenti che ha ingaggiato le dicono che deve prepararsi a perdite da uno a tre milioni di euro nei prossimi tre anni.

Nuovo equity

Per questo, spiega oggi Il Messaggero, le suggeriscono la raccolta di nuovo equity. Cinque o sei milioni di euro, che però sarà difficile strappare ai vecchi soci. Ecco perché c’è bisogno di nuovi nomi. E di soldi freschi. Il quotidiano spiega che qualche giorno fa tre avvocati dello studio Gop (Luigi Maranghini Garrone, Emanuele Panattoni, Piero Fattori) hanno avuto una videocall insieme ad altri esperti per una ricognizione dei conti e delle prospettive del business Ferragni. La Fenice srl fa capo alla società di investimenti Alchimia di Paolo Barletta e Lorenzo Castelli, che detiene il 39,9%. Poi c’è la cassaforte di Ferragni Sisterhood (32,5%) ed Esuriens delle famiglie Morgese e Barindelli (13,7%). Il resto appartiene a Ni srl di Pasquale Morgese. A giugno 2023 l’azienda era valorizzata 75 milioni di euro. Ma poi sono nati i problemi con la giustizia.

Gli sponsor che se ne vanno

Nel frattempo Coca Cola e Safilo l’hanno mollata. L’emorragia di ricavi è calcolata intorno al 40%. E allora ecco le new entry che potrebbero salvare la barca che comincia a prendere acqua. Si parla di Francesco Trapani di Vam Investment. Oppure Marco Bizzarri, ex ad di Gucci ora proprietario di Nessifashion. Basterà?

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